“All’epoca in cui Penrose elaborò il suo teorema, io ero studente ricercatore e avevo un disperato bisogno di un tema con cui completare la mia tesi (Ph. D.).
Due anni
prima mi era stato diagnosticato il morbo di Lou Gehrig, una malattia dei
motoneuroni, e mi si era lasciato intendere che mi restavano solo uno o due
anni di vita. In quelle circostanze apparentemente non aveva senso che
lavorassi alla mia tesi per il Ph. D.: non mi aspettavo di sopravvivere così a
lungo. Erano però passati due anni e non sembrava che stessi molto peggio. In
effetti le cose andavano abbastanza bene per me, tanto che mi ero addirittura
fidanzato con una ragazza molto carina, Jane Wilde. Per sposarmi, però, avevo
bisogno di un lavoro, e per trovare un lavoro mi serviva il diploma.”
Da queste poche frasi emerge il carattere di tutto il libro, un libro in cui i concetti scientifici sono accompagnati dal racconto di episodi storici e personali e da una certa ironia, evidenziando la capacità divulgativa e l’incrollabile forza d’animo dell’autore: “Un’altra fortuna che ho avuto è stata quella di scegliere fisica teorica, poiché si tratta di una scienza che sta per intero nella mente. La mia invalidità non ha quindi rappresentato uno svantaggio grave.” Stephen William Hawking (1942 – 2018).
Hawking è stato uno dei più grandi astrofisici e cosmologi della storia, titolare della cattedra lucasiana di matematica all’università di Cambridge (successore in tale ruolo di mostri sacri come Newton e Dirac), nonché vincitore di numerosi premi per i suoi contributi alla conoscenza dei buchi neri e dell’evoluzione dell’universo. Gli appassionati di cinema e musica ricorderanno anche le sue apparizioni in serie come “I Simpson” o “The Big Bang Theory”, il recente film biografico “La Teoria del Tutto” e addirittura la sua “voce” nei brani dei Pink Floyd “Keep Talking” e “Talkin’ Hawkin’”.
L’idea di
scrivere una recensione de “Dal Big Bang ai Buchi Neri: Breve Storia del Tempo”
mi è venuta leggendo il primo articolo di questa neonata rubrica del nostro
blog, in cui Silvia ci raccontava di come fosse stato per lei il primo punto
d’incontro fra scienza e letteratura: “anche se alcuni concetti per me erano
troppo complicati, mi appassionò così tanto che la settimana successiva ero già
in biblioteca a prenderne un altro, stesso autore”. Queste parole hanno punzecchiato
la mia curiosità di leggerlo, o meglio ri-leggerlo.
Sicuramente
la seconda lettura a distanza di anni mi ha permesso di apprezzare maggiormente
la parte tecnica, che richiede un po’ di impegno e attenzione da parte del
lettore per essere digerita, d’altra parte si tratta pur sempre di un testo a
tema scientifico! Un mio consiglio personale è quindi di non seguire l’esempio
di Silvia “Lo lessi in due giorni”, ma al contrario goderselo piano
piano, un capitolo alla volta, prendendosi tutto il tempo necessario alla
comprensione dei concetti e anche alla riflessione sulle implicazioni
filosofiche che ne derivano.
Detto questo, non è assolutamente mia intenzione spaventarvi, anche perché se è il libro divulgativo di Hawking di maggior successo il merito non può essere solo dei contenuti scientifici! Dall’introduzione di Carl Sagan, un altro gigante della cosmologia e della divulgazione che sicuramente avremo modo di incontrare in questa rubrica: “Questo libro – il primo libro di Hawking per non specialisti – contiene molti motivi di interesse per il pubblico dei profani.”
E infatti la lettura risulta nel complesso molto piacevole e anche stimolante, come accennato poco fa, per riflessioni personali su grandi domande che probabilmente tutti ci siamo posti almeno una volta: perché esiste l’universo? Cosa succede dentro a un buco nero? Come funzionano la meccanica quantistica e la relatività generale? Quanto è grande lo spazio? Di cosa sono fatte le più piccole particelle che compongono la materia? O anche, citando direttamente dal testo “Perché ricordiamo il passato ma non il futuro?”, una domanda la cui risposta sarà molto meno banale di quanto potrebbe sembrare! E la cosa più sorprendente è che l’autore parla quasi sempre in prima persona, essendo lo studio e lo sviluppo di tali questioni proprio la materia della carriera professionale di Hawking.
Ovviamente tutto
questo è trattato secondo il metodo scientifico, mettendo al vaglio degli
esperimenti e del formalismo matematico un gran numero di questioni che a uno
sguardo superficiale potrebbero apparire elucubrazioni fantascientifiche ben
lontane dal rigore della scienza. Inoltre le questioni più complesse sono sempre
introdotte gradualmente, spesso seguendo in ordine cronologico le idee e le
scoperte che mano a mano hanno portato all’origine e al perfezionamento di una
certa teoria. Questo è più evidente nei primi capitoli, dove si parte
addirittura dalla concezione dell’universo nella Grecia Antica, e va poi
gradualmente a scemare verso la fine del libro, nei capitoli che trattano
concetti più teorici ed emersi più recentemente nella storia della fisica.
“Qualcuno
mi disse che ogni equazione che avessi incluso avrebbe dimezzato le vendite.
Decisi perciò che non avrei usato alcuna equazione. Alla fine, però, ho fatto
un’eccezione per la famosa equazione di Einstein, E=mc2. Spero
che essa non spaventerà metà dei miei potenziali lettori.”
Un altro
aspetto positivo è la quasi totale assenza di formule e numeri, scritti quasi
sempre in lettere e usati perlopiù solo per dare l'idea dell'ordine di
grandezza di cose estremamente piccole o estremamente grandi. Frequenti le
rappresentazioni grafiche, utili per dare una forma concreta a concetti
astratti. Ho invece apprezzato meno alcuni particolari esempi che non mi
sembravano perfettamente aderenti al concetto che volevano spiegare e alcuni
lunghi incisi che, sebbene utili per chiarire certe questioni, a volte finivano
con il farmi perdere il filo del discorso. Ho avuto anche l’impressione che
alcune frasi fossero state tradotte troppo alla lettera dall’inglese
all’italiano, quando invece sarebbe stato più importante mantenere il
significato del concetto da esprimere piuttosto che la precisione linguistica.
Non escludo tuttavia che questo difetto possa non essere presente in altre
edizioni o ristampe, le quali, considerando che si tratta del primo libro
divulgativo scritto da Hawking e che ha avuto un enorme successo, sono
numerosissime.
A proposito
del primo libro di Hawking è utile ricordare che è stato pubblicato per la
prima volta nel 1988 e che rispecchia quindi le conoscenze dell’epoca. Alcune
previsioni teoriche (cito fra tutte le onde gravitazionali e il bosone di
Higgs) sono poi state confermate sperimentalmente solo molti anni dopo. Non si
tratta ovviamente di un difetto del libro, ma è bene tenerlo in considerazione
durante la lettura. Chi fosse interessato potrebbe anche procurarsi testi più recenti
dello stesso autore e seguire in questo modo l’evoluzione della cosmologia
negli ultimi decenni. Cito fra gli altri “L’Universo in un Guscio di Noce” e
“Le mie Risposte alle Grandi Domande”, chissà che non ne ritroveremo alcuni
proprio su questo blog…
La chicca finale sono le brevi biografie di tre personaggi citati nel testo che hanno fatto la storia della scienza: Einstein, Galilei e Newton. Non si tratta di un elenco di fatti e scoperte, ma di storie ricche di aneddoti legati al contesto in cui quegli scienziati hanno vissuto, mostrando il loro lato umano e fuori-dal-laboratorio, in perfetto stile Hawking.
“Penso che
ci sia una buona probabilità che lo studio dell’universo primordiale e le
richieste di consistenza matematica possano condurci a una teoria unificata
completa quando qualcuno di noi sarà ancora vivo, sempre presumendo che non
facciamo prima saltare in aria il nostro pianeta.”
A distanza di oltre trent’anni possiamo dire che Stephen Hawking non abbia avuto la fortuna o sfortuna di vedere realizzata alcuna di queste sue previsioni. Ma per almeno una delle due siamo sulla buona strada, starà solo a noi trarre ispirazione da un così grande personaggio per volgere gli sforzi dell’intelletto umano nella giusta direzione.
Lorenzo
Bigazzi
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