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Tutta colpa della Luna!

Dedicata a Tito Stagno e a chi “Quella notte c’era!”

La mattina dello scorso 1° febbraio ero al PC alle prese con uno strano pianeta extrasolare da poco scoperto e chiamato GPX-1b, quando è arrivata la notizia della scomparsa di Tito Stagno, il giornalista che nella notte tra 20 ed il 21 Luglio 1969 condusse quella che è stata sicuramente la diretta televisiva più famosa di ogni tempo, in occasione dello sbarco dell’Uomo sulla Luna.

La prima cosa che mi è venuta in mente è che quella notte io c’ero, anche se avevo solo 10 anni: istintivamente mi sono fermato e ho abbandonato le mie ricerche su GPX-1b, portato indietro nel tempo dalle emozioni ancora incredibilmente vive che dentro di me venivano a galla, forti come un’onda alla quale volevo solo abbandonarmi lasciandomi portare dove quest’onda voleva. Una riflessione su tutte: il rendermi conto di come - pur così piccolo – accadimenti e persone possono condizionare la tua vita in modo importante e duraturo, nel bene e nel male. Questa volta penso proprio nel bene! Certamente la conquista della Luna a quel tempo era una vicenda molto seguita, ma se mi sono appassionato a questa splendida avventura in tenera età, lo devo senza dubbio alla mia maestra, che era molto attenta al mondo scientifico e per questo motivo nei cinque anni delle elementari (1965 – 1969 per quanto mi riguarda) ci ha sempre coinvolto in lezioni davvero molto interessanti, facendo nascere in alcuni di noi una vera passione per le missioni spaziali che avrebbero dovuto portarci alla conquista della Luna. Era tanto l’interesse e l’entusiasmo, che la prima immagine che ricordo della mia vita credo proprio sia legata ad una vicenda tristissima accaduta il 27 gennaio del 1967, quando in una prova a terra il modulo di comando dell’Apollo 1 (partenza programmata per il 21 febbraio), prese fuoco sulla rampa di lancio no. 34 a Cape Canaveral. La causa dell’incendio fu banale: si trattò infatti di una scintilla causata da un filo scoperto per l’usura, che però a contatto con l’ossigeno puro che riempiva la navicella spaziale (realizzata oltretutto in maniera tale che non era possibile aprirla velocemente dall’interno) riservò una fine orribile ai tre valorosi astronauti: Virgill I. “Gus” Grissom, Ed White e Roger C. Chaffee (Fig. 1) morirono infatti bruciati vivi in pochissimi secondi, senza che nessuno potesse far nulla per loro.

Al ritorno da scuola, stavano dando la notizia al telegiornale e vidi sullo schermo quell’immagine in bianco e nero della rampa di lancio ripresa da lontano, con una densa colonna di fumo nero che dalla sommità dell’Apollo 1 si levava verso il cielo. Ho provato a cercare in rete quell’immagine, senza però riuscirci: ma è un’immagine che non ho più dimenticato… basta chiudere gli occhi per rivederla. Il giorno dopo – giornali alla mano – a scuola dedicammo tutta la mattinata a questa tragedia, mettendo in evidenza il coraggio degli astronauti, Uomini consapevoli di mettere a repentaglio la propria vita per un sogno: la conquista della Luna. Ricordo che la nostra Maestra al termine della lezione ci fece alzare in piedi per dedicare tutti insieme una preghiera a questi tre eroi, e prima di farci tornare a casa ci raccomandò di recitare sempre una preghiera per gli astronauti durante le missioni che poi ci sarebbero state: cosa che – in concomitanza con le missioni Apollo - ho sempre fatto prima di coricarmi alla sera, dopo aver cercato la Luna in cielo pur sapendo che non avrei potuto vedere la navicella spaziale. Non potevo vederla, ma sapevo che gli astronauti erano là: cosa avrei dato per essere al loro posto e vedere la Luna così da vicino… sogni di un ragazzino di neanche otto anni.
Dopo la missione dell’Apollo 7 che aveva segnato la ripresa del progetto dopo il grave incidente, non potete immaginare con quanta apprensione si seguì il volo nello spazio di Apollo 8: trascorrendo il Natale del 1968 a bordo della loro astronave, Frank Borman, Jim Lovell e William Anders furono infatti i primi uomini ad abbandonare l’orbita terrestre allontanandosi di circa 400.000 chilometri per raggiungere la Luna, pur senza scendere sulla sua superficie (la Stazione Spaziale oggi vola ad una quota di 400 km!). Furono loro i primi uomini a vedere la faccia nascosta del nostro satellite e il sorgere della terra dall’orizzonte lunare: è stato Anders a riprendere l’immagine poi consegnata alla Storia e a tante emissioni filateliche (Fig. 2).

Ma Borman, Lovell e Anders furono soprattutto i primi tre astronauti a circumnavigare la Luna, non potendo pertanto comunicare con la base di Huston quando venivano a trovarsi dietro al nostro satellite. Credo di avere seguito tutte le dirette delle missioni Apollo, ma poche sono state vissute con tanta apprensione come questa di Apollo 8: tanta tensione nella trepidante attesa di poter riascoltare la voce dei tre astronauti che uscivano di nuovo “allo scoperto” dopo essere stati “al di là della Luna”. Minuti interminabili con il tempo che non passava mai: finalmente a Huston tutti si alzarono in piedi applaudendo ed urlando di gioia! Tutto bene… tutto bene!!! Senza far mai mancare la preghiera promessa, ho seguito anche le missioni di Apollo 9 e 10, preludio dell’annunciato sbarco sulla Luna affidato all’equipaggio di Apollo 11 che portò a termine l’impresa nella notte tra il 20 ed il 21 luglio 1969: Neil Armstrong fu il primo ad uscire dal LEM e a posare il piede sulla Luna, Buzz Aldrin lo seguì dopo pochi minuti mentre Michael Collins era rimasto in orbita intorno al nostro satellite in attesa di accogliere nuovamente a bordo i suoi compagni.

Tito Stagno aveva condotto tante dirette televisive in occasione delle precedenti missioni, ma le emozioni di quella diretta e di quella notte sono indimenticabili. Ricordo che ad un certo punto sparirono le immagini che arrivavano da Houston e solo le parole di Tito Stagno – professionali e concitate allo stesso tempo – ci facevano immaginare quello che stava accadendo, fino alla fatidica frase “Ha toccato!... Aquila ha toccato!” (Fig. 3). Gioia, incredulità e commozione … e pure stupore misto a sana ilarità quando Ruggero Orlando, nostro inviato d’oltreoceano, intervenne per dire che secondo lui l’allunaggio invece non era ancora avvenuto!

Da lì a poco ecco arrivare le prime immagini da un altro corpo celeste (Fig. 4), che ci lasciavano intuire le sagome delle tute bianche di Armstrong - che aveva appena compiuto “quel passo così grande per l’Umanità” - e di Aldrin che danzavano sulla Luna. Le loro voci quasi metalliche intercalate da un “bip” ci dicevano che finalmente la Luna era nostra e che un sogno – per il quale alcuni Uomini avevano addirittura sacrificato la loro vita - si era avverato. Ero davvero molto piccolo e non mi stavo certo rendendo conto dell’importanza di quello che stava accadendo. Ma oggi - dopo 50 anni - c’è la consapevolezza non solo di aver seguito quella che considerando la tecnologia a disposizione è stata la più straordinaria impresa portata a termine con successo, ma soprattutto di aver vissuto in diretta la pagina più bella della storia moderna dell’uomo.

Se ci siamo stati davvero? Quante parole sono state scritte e dette! Io so solo che dopo aver vissuto con tanta emozione quella notte, ho avuto l’immensa fortuna e l’onore di poter conoscere Charlie Duke che venne a Peccioli nel Maggio del 2017, e vi assicuro che quando ci stava raccontando come guidava il LEM di Apollo 16 nell’Aprile del 1972 (Fig. 5), chiudendo gli occhi mi sembrava di esserci proprio io al suo posto a cercare il sito adatto per posare le zampe. Non si può raccontare in questo modo una cosa che non hai fatto davvero: certo che ci siamo stati!

Ho cercato tante volte lassù la Luna in quegli anni, e di conseguenza il passo che mi ha portato ad amare anche il cielo è stato così piccolo e veloce che – al contrario di Armstrong – non mi sono neanche accorto di averlo fatto! Insomma, eccoci qui con alle spalle una vita passata con la testa tra le stelle!

Chi come me ha vissuto consapevolmente quella magica notte, sicuramente per “problemi anagrafici” non avrà la possibilità di festeggiare qui sulla Terra il centenario dello storico evento: l’appuntamento per il 20 Luglio 2069 per noi è già fissato lassù, sulla faccia nascosta della Luna. Ci troveremo per ricordare e rivivere ancora quelle emozioni, e la parola d’ordine per partecipare a questa festa sarà “Quella notte io c’ero!”.

 Dunque caro GPX-1b, non offenderti se per un po' ho smesso di occuparmi di te per lasciare spazio a questi ricordi e a queste emozioni, perché anche il fatto di essere venuto a cercarti per rubarti qualche segreto … anche questo lo sai, È TUTTA COLPA DELLA LUNA!

 Alberto Villa

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