Passa ai contenuti principali

SEZIONE MITOLOGIA - Leggende del cielo: la costellazione di Cassiopea

“Ogni sera, mentre il Sole discende

      nel suo nascondiglio notturno,

le stelle emergono come spiriti magici”

Esse si accendevano nel cielo agli albori delle prime civiltà e si accendono oggi, purtroppo alcune non riusciamo più a vederle ad occhio nudo a causa dell’inquinamento luminoso, ma come gli astri sapevano accendere la fantasia dei primi ominidi, possono ancora aprire in noi, le porte a fantastiche visioni.

Cari lettori bentornati a leggere le mie storie; dopo le scorpacciate di panettoni e quant’altro, con le feste che volgono al termine dopo un Natale che avrebbe dovuto favorire l’umiltà e la modestia, vi racconterò cosa succede a chi, invece, è un po’ troppo vanitoso!!! Protagonista questa volta la costellazione circumpolare di Cassiopea (in latino Cassiopeia), già presente nell’elenco Tolemaico delle 48 costellazioni e nel libro delle “Metamorfosi” di Ovidio.

Essa viene rappresentata nel suo ruolo di regina altezzosa, seduta sul trono nell’atto di pettinarsi i capelli e con in mano uno specchio deformante; in alcune rappresentazioni, invece, quest’ultimo è sostituito da un arbusto (come ci fa vedere Hevelius) usato nella cultura araba dalle donne per decorare la pelle delle mani con l’Henna. Ho sempre ammirato la bravura di queste donne nel realizzare queste particolari decorazioni che ho potuto vedere dal vivo varie volte durante i miei viaggi nei paesi arabi riflettendo sulla pazienza che occorre sia a farli che soprattutto a toglierli! Le donne occidentali sono più sbrigative in questo, un po’ di struccante su un dischetto di cotone e si ricomincia, ma non divaghiamo troppo. Secondo questa tradizione, infatti, le cinque stelle dell’asterismo, raffiguravano Thuraya, una personificazione femminile delle Pleiadi che, come tutte le donne di cultura araba, avrebbe usato l’arbusto spinoso dell’Henna per accentuare la sua bellezza.

La particolarità di questa costellazione sta nel fatto che è l’unica ad avere tutti i personaggi della storia disegnati nel cielo, visibili e abbastanza vicini tra loro, oltre ad essere anche l’unica costellazione dedicata alla storia di due sposi. Ma veniamo ora a raccontarne il mito… Cassiopea era la moglie di Cefeo, re di Etiopia: i due abitavano nel regno di Giaffa e dal loro amore era nata una bellissima figlia di nome Andromeda. La regina passava molto tempo a prendersi cura del proprio aspetto fisico, trascorrendo ore a pettinare i suoi lunghi capelli corvini e spesso il suo sguardo si perdeva ad osservare la bellezza del suo volto riflesso in uno specchio. Purtroppo, ella era anche molto vanitosa e superba a tal punto da affermare che la propria bellezza e quella di sua figlia superava addirittura quella delle Nereidi che, ninfe marine di origini divine famose per le loro bellissime chiome, si adirarono per l’umano confronto a tal punto che si rivolsero al proprio protettore, Poseidone, sposato con una di loro, esigendo per la superba regina una punizione esemplare. Il dio del mare, certo non poteva sottrarsi a tale richiesta, che vedeva parte lesa anche sua moglie Amfitrite, pensate  che litigi sottomarini ci sarebbero stati, da far rimescolare le onde in uno tzunami , visto come le donne, a dispetto del genere maschile, hanno la capacità di essere un tantino ridondanti…

Così Poseidone, rassegnato ed innamorato follemente di sua moglie, o forse solo per mettere lei e le sue colleghe a tacere,  inviò un mostro marino, Ceto (dal quale si ritiene derivi la parola “cetaceo”) con le sembianze di una balena, a distruggere il regno dei sovrani etiopi, non prima di aver ingoiato l’altezzosa regina. Re Cefeo, profondamente innamorato della moglie e venuto a sapere dell’orribile sorte che sarebbe toccata a lei e al suo regno, chiese aiuto ad un oracolo, il quale sentenziò che l’unica soluzione per placare l’ira divina sarebbe stata offrire in sacrificio al mostro marino la figlia Andromeda. I due genitori, come in una tra le più terribili novelle, invece di mostrare orrore per la sentenza ricevuta, avvistato il mostro marino mentre si stava avvicinando, incatenarono Andromeda sugli scogli etiopi per l’immane sacrificio. (Due genitori amorevoli verso la figlia, non c’è che dire! Ma il telefono azzurro ed i servizi sociali a quel tempo non esistevano). Andromeda, in preda alla paura, ma ancora avvolta dall’aura di bellezza che riusciva ad emanare, ormai sopraffatta dalla disperazione, lanciò, non invano, un grido d’aiuto.

Questo venne udito da Perseo (il principe azzurro dell’antichità), di ritorno con il suo cavallo alato Pegaso dall’ eroica missione di aver ucciso Medusa (un mostro dalla testa ricoperta di serpenti che pietrificava tutti quelli che osavano guardarla negli occhi). Non appena Perseo vide quella ragazza legata ed indifesa, destinata a quel sovrumano sacrificio, gli si riempì il cuore d’amore e la sottrasse al mostro marino usando la testa di Medusa che portava con sé come trofeo, pietrificando Ceto e portando in salvo Andromeda con il suo cavallo alato.  Re Cefeo, riconoscente per aver salvato sua figlia, la dette in sposa all’impavido eroe, ma Cassiopea, durante le nozze dei due giovani come in una delle tante telenovelas che certamente qualcuno di voi avrà seguito in tv, tramò alle spalle della figlia e del marito per uccidere Perseo con l’aiuto del cognato Fineo (primo pretendente di Andromeda). Ed è qui che le divinità intervennero per punire la vanità e la malvagità della regina ponendo in cielo i personaggi principali di questa storia, ma riservando a Cassiopea il destino di girare eternamente intorno al polo nord, trovandosi spesso seduta sul suo trono a testa in giù. Finalmente qualcuno ci ha pensato a fare giustizia!

Volete sapere una curiosità?  Proprio la rappresentazione della malvagia e vanitosa regina Cassiopea seduta sul trono con in mano uno specchio, pare abbia ispirato la Walt Disney per la storia di Biancaneve. “Specchio specchio delle mie brame, chi è il lettore più assiduo del reame?” Scherzi a parte, vi aspetto per il prossimo articolo, sogni favolosi o…favolistici.

Silvia Fiumalbi

Commenti