Salve a tutti,
ci ritroviamo di nuovo qui a parlare di esopianeti. Inizio subito col darvi una bellissima notizia! Ebbene si! L’AAAV è riuscita a ritrovare la strada di casa; abbiamo di nuovo percorso quelle curve circondate da cipressi, arrivando infine nel piccolo borgo abbarbicato in cima al colle di Libbiano. Siamo riusciti a entrare di nuovo nella nostra cupola e a riprendere un transito dopo mesi di latitanza. Ovviamente speriamo vivamente di poter ripetere questa esperienza così inusuale e atipica di questi ultimi tempi… Ma procediamo con ordine.
Innanzitutto il nostro CCD è appena rientrato dall’America, dove l’avevamo spedito, per la seconda volta (la prima non aveva dato i risultati sperati), per una riparazione. Appena arrivato, non siamo riusciti ad aspettare oltre, lo abbiamo rimesso al suo posto e il nostro presidente Alberto Villa ha subito effettuato la ripresa del suddetto transito. Di che esopianeta si tratta? Il protagonista è WASP-104b!!! Vediamo insieme la sua carta d’identità.Si tratta di un gioviano caldo, con un raggio poco superiore a quello di Giove e un periodo orbitale di 1,8 giorni. Orbita intorno a una stella di classe spettrale G8, molto simile alla nostra stella: il raggio è 0,96 volte quello del Sole, la temperatura superficiale è di 5475 K.Si trova in direzione della costellazione del Leone e dista dalla Terra 466 anni luce. Quindi il transito osservato in queste sere in realtà è avvenuto nel 1555, anno in cui nasceva a Padova l’astronomo, astrologo, matematico e cartografo italiano Giovanni Antonio Magini. Personaggio particolare, fu preferito a Galilei per la cattedra di matematica nello Studio di Bologna e fu maestro personale di matematica dei figli del Duca Vincenzo I Gonzaga. Avversario di Galileo, fu un grande estimatore di Copernico, anche se non accettò mai il suo modello eliocentrico. Come cartografo fu senza dubbio eccezionale, le carte che disegnò dell’Italia, facendo rilievi diretti, rimasero insuperate per più di un secolo.Ma torniamo al nostro esopianeta. Wasp-104b è uno dei pianeti più scuri che siano stati scoperti finora; assorbe quasi il 97% della luce che riceve dalla sua stella. È stato scoperto nel 2014 con il metodo dei transiti. Ma scoperto da chi? Dobbiamo innanzitutto fare una precisazione. A casa nostra i pianeti hanno dei nomi che si rifanno principalmente alla mitologia e allora perché ogni volta che parliamo di esopianeti digitiamo sempre delle sigle iperchilometriche e senza un apparente senso? Beh, il punto è che dare dei nomi propri a tutti i pianeti scoperti sarebbe impensabile, o meglio… c’è chi adesso ci sta pensando su. In bocca al lupo! Sul serio… Se ne scoprono centinaia ogni anno e pensare a così tanti nomi non sarà un’impresa facile. La cosa più sensata per gli scienziati è stata quella di creare delle sigle. La prima parte si riferisce al telescopio, o comunque alla missione che ha scoperto il transito, poi troviamo un numero crescente che semplicemente numera le scoperte fatte dal suddetto telescopio e poi troviamo delle lettere minuscole, nella maggioranza dei casi troviamo la lettera “b”.
Tante! La risposta è tante… cercherò di elencarne alcune.
Mentre Kepler osservava solo una piccola parte di cielo Tess
lo osserva tutto quanto. Lanciato nel 2018 ha già fatto parecchie scoperte
interessanti. Studia principalmente stelle simili al nostro Sole, di classe
spettrale G e K fino a una magnitudine apparentedi 12, scattando una foto ogni
due minuti. Al 16 Gennaio Tess ha scoperto già 98 pianeti e ne ha 2453
candidati (non sono, cioè, stati osservati almeno tre volte).
Abbiamo già parlato della missione SuperWASP. Si tratta di due telescopi, uno alle Canarie e uno in Sud Africa che indagano il cielo col metodo dei transiti, scattando una foto ogni minuto e archiviando più di 100 Gb di materiale ogni notte. Hanno già all’attivo quasi 200 esopianeti confermati.
Una missione tutta europea è invece Cheops. Questo è un
telescopio in orbita che non cerca nuovi esopianeti, ma invece studia le
caratteristiche di quelli già noti. Soprattutto convoglia le proprie indagini
su pianeti che orbitano nella fascia abitabile delle proprie stelle, cercando
di misurarne con precisione massa, raggio, densità ed eventualmente
individuarne possibili satelliti. Mi piace sottolineare che l’ottica è quasi
tutta di fabbricazione italiana (Leonardo, Media Lario e Thales Alenia Space).
All’11 gennaio ’21 gli esopianeti confermati sono 4331. La
maggior parte scoperti come già detto da Kepler, che osservava in una piccola
zona di cielo e soprattutto scoperti col metodo dei transiti (ben 3319). Questo
metodo, per questioni puramente geometriche, ci permette di individuare
solamente una piccola percentuale dei pianeti realmente esistenti. In pochi
anni, nonostante queste limitazioni, ne sono stati scoperti tantissimi, quanti
ce ne sono dunque?
Una delle più recenti stime fatte dalla Nasa, ipotizza la presenza di 100-400 miliardi di stelle nella Via Lattea e quindi la presenza di oltre 6 miliardi di esopianeti simili alla Terra (non totali, ma SIMILI alla Terra). Con le scoperte recenti, infatti, sono state rivalutate le stime secondo cui stelle simili al Sole possono ospitare pianeti simili alla Terra arrivando a una percentuale del 50% di probabilità. Ma perché cerchiamo tutti questi pianeti con caratteristiche simili alla Terra? La risposta è la più semplice e allo stesso tempo la più difficile possibile. Noi umani siamo esseri da compagnia. Non ci piace stare soli, ci scegliamo fra noi per vivere la nostra vita insieme, addirittura scegliamo degli animali per tenerci compagnia. Perché dovremmo desiderare la solitudine nella distesa sconfinata che è l’universo? E allora, il primo passo per trovare altri esseri da inserire come amici di Facebook o di Twitter è la ricerca di un pianeta adatto alla vita.
Un’equazione molto famosa e altrettanto discussa è
l’equazione di Drake. Questa equazione cerca di stabilire quante potrebbero
essere le civiltà aliene attualmente esistenti nell’universo in grado di
comunicare con noi terrestri. Anche se i vari coefficienti cambiano a mano a
mano che vengono fatte nuove scoperte e anche se le variabili da considerare
sono molte e l’equazione rimane molto soggettiva nei risultati, resta
affascinante lo spunto di riflessione che ci dà. Ci facciamo sicuramente
un’idea del numero spropositato di stelle, pianeti e pianeti abitabili che
esistono là nel mondo fuori.
L’umanità procede sempre a piccoli passi, ma nessuno sa quanto
ci porterà lontano questa camminata appena iniziata!
Noi intanto ci salutiamo e ci diamo appuntamento al prossimo
piccolo passo di questo blog!
Silvia Gingillo
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