Quando viaggio, quando vado a visitare qualcosa di particolare, quando vado a fare una passeggiata nella natura, porto sempre con me una macchina fotografica. La tengo lì, appesa al collo, da quasi fastidio nelle lunghe escursioni estive, con quel laccio che sembra portarti via le ultime energie ma non me ne separerò mai. Non è solo una questione di documentare ciò che vedo per poi mostrarlo ad altri o un archivio fotografico dei passi che ho percorso. È molto di più.
Quando cammino, a un certo punto alzo lo sguardo, mi fermo, magari mi sposto leggermente per incorniciare al meglio con lo sguardo ciò che ho di fronte e non ne posso fare a meno, è più forte di me, sento il bisogno, la necessità di fermare quell’istante. Fermare le emozioni racchiuse in quell’istante.
Allora prendo la mia macchina, la metto in posizione aggiustando l’inquadratura in modo che parli non di cosa c’è ma di come lo vedo io. Voglio che racconti le mie emozioni, il mio modo di vedere il mondo e così, imprimo con la luce, per sempre, quell’attimo di vita in una cornice di bello.
Le foto che scatto sono per me stessa.
Ogni volta che qualcosa mi trasmette un’emozione sento il
bisogno di fotografarlo. Forse spero così di imprimere ciò che sento per
poterlo poi ritirare fuori quando ne avrò più bisogno. Tutto può trasmettermi
emozioni; un paesaggio, un’architettura, una scultura, un gatto che dorme sul
mio letto… Sono piena di fotografie… e di ricordi. Ricordi di emozioni.
Sembra impossibile, ma non ricordo precisamente quando per
la prima volta ho alzato gli occhi al cielo, di notte, e ho desiderato scattare
non una ma centinaia di foto, come centinaia erano le emozioni che mi stavano
vorticando per la testa. Volevo bloccare quelle emozioni, volevo fotografarle e
metter loro un ordine. Questo mio desiderio ha dovuto aspettare un po’ prima di
potersi realizzare, ma non mi sono mai arresa. Quando uscivo la notte, alzavo
gli occhi come per controllare che tutto fosse ancora in posa, col sorriso, ad
aspettare il mio click.
E il cielo mi ha aspettato.
Sta aspettando anche voi, con le vostre personali emozioni
da imprimere per sempre. Non avete idea di come realizzare una foto
astronomica?
Non vi preoccupate, vi guideremo noi (Silvia, cioè io e
Francesco, Flavia e Mimmo, cioè i nostri super maestri astrofotografi) passo
dopo passo. Venite con noi e lasciatevi andare alle emozioni, loro vi
guideranno e vi faranno scattare delle foto uniche, ma attenzione! Non
riuscirete più a farne a meno, per l’astrofotografia non esiste cura.
Le prime foto sono fatte sempre un po’ così, per scherzo. Un cellulare, magari appoggiato su un treppiede. Certo, non è un attrezzatura professionale e all’avanguardia, ma non è certo da sottovalutare.
Guardate qua il nostro Francesco cosa è riuscito a riprendere con questa configurazione! Ebbene si, questo è il nostro Osservatorio G. Galilei di Libbiano (Peccioli) abbracciato dalla cometa Neowise.
Ogni soggetto ha la sua configurazione preferita e oggetti molto luminosi come questa cometa si prestano benissimo ad essere fotografati anche così a grande campo. Lo smartphone usato qua aveva la possibilità di modificare, ovviamente, i parametri di scatto. La foto è stata scattata impostando un valore di 800 ISO (cioè la sensibilità del sensore, in altre parole la quantità di luce che può essere catturata. Va da sé che di notte necessitiamo di un valore di ISO più alto in quanto c’è meno luce disponibile da fotografare.) e un’esposizione di 30 secondi (l’esposizione più lunga ci permettere di raccogliere più luce e quindi di valorizzare i soggetti. Non possiamo, in questa configurazione, aumentare ancora l’esposizione in quanto inizierebbe a essere percepibile il movimento apparente delle stelle).
Sempre utilizzando un cellulare, è possibile un'altra modalità di scatto. È possibile infatti appoggiare il cellulare all’oculare di un telescopio e ricercando l’allineamento giusto tra la fotocamera e l’oggetto, come ci mostra il nostro Mimmo, scattare delle bellissime foto dei corpi celesti. Qua vedete la Luna ripresa durante una delle nostre numerose aperture serali in Osservatorio. Si possono apprezzare benissimo i crateri lunari, i mari e in alto il famoso cratere da impatto Tycho con la sua inconfondibile raggiera bianca.
Per chi di voi avesse una Reflex (o per chi di voi la volesse comprare XD) vi consiglio vivamente di appoggiarla sopra un treppiede e di provare a scattare. La sensibilità da impostare è sempre intorno a 800-1600 ISO, i tempi di posa sempre intorno ai 30 secondi, il diaframma in apertura massima… si possono fare cose magnifiche. A grande campo si possono fotografare costellazioni, nebulose, la Galassia di Andromeda, la Via Lattea… insomma ce n’è per molte notti! Ovviamente, se qualcuno si volesse avvicinare all’astrofotografia, il consiglio sarebbe quello di fare più foto dello stesso soggetto per poi sommarle ed elaborarle meglio con software dedicati (ne parleremo sicuramente nei prossimi articoli).
Abbiamo qua un bellissimo esempio della nostra Flavia, che ha scattato una foto alla Cometa Neowise. La foto è il risultato di una somma di 17 foto da 30 secondi l’una. Come potete notare la somma è stata effettuata mantenendo la cometa ferma, in questo modo è stato evidenziato il moto apparente delle stelle, dovuto alla rotazione terrestre.
Ma anche foto scattate singolarmente sono degne di nota.
Vediamo qua due foto scattate alla cometa Neowise. La prima è stata ripresa da
Mimmo, a Tirrenia, con una Canon Eos 60D con obiettivo 18mm, è un unico scatto
di 4 secondi con 2000 ISO.
La seconda è stata ripresa da Francesco, a Montecastello,
con una Canon 7D, un unico scatto da 20 secondi a 400 ISO.
Ecco un'altra bellissima foto scattata da Flavia, a Libbiano,
con una Canon 100D, anche questo un unico scatto da 20 secondi a 3200 ISO.
Sperando di avervi fatto venire un po’ di voglia di scattare
e magari di mostrarci i vostri lavori, vi salutiamo e vi diamo appuntamento
alla prossima pubblicazione. La via per diventare astrofotografi è appena
iniziata!
Silvia Gingillo, Flavia Casini, Francesco Biasci e Mimmo Belli
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