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GUIDA GALATTICA PER ASTROLETTORI - Su un altro pianeta

Foto dell'autore
 Senza troppi giri di parole, questo libro NON mi è piaciuto.

Ovviamente devo spiegarmi meglio.

L’autore Amedeo Balbi è una garanzia: attivo ricercatore in astrofisica, professore universitario e noto divulgatore scientifico. Le sue conoscenze e la sua capacità di trasmetterle al grande pubblico in maniera accattivante e comprensibile emergono dalla prima all’ultima pagina.

https://downtobaker.com/2024/07/08/tutti-i-misteri-del-cosmo
-con-lastrofisico-amedeo-balbi/
Le spiegazioni sia dei fenomeni fisici e chimici che delle tecnologie sono sempre molto chiare; mai troppo complesse da risultare di ostica comprensione, mai troppo banali da trascurare aspetti importanti; oggettive, come si richiede nel trattare argomenti scientifici, ma non asettiche. Non mancano interessanti citazioni di scienziati che abbiano affrontato la questione dei viaggi spaziali e in particolare della vita dell’uomo al di fuori della Terra, nonché riferimenti a romanzi, film e serie televisive di fantascienza che trattino lo stesso tema.

https://premiogalileo.eu/premio-letterario-galileo-2023/

A conferma di tutto questo ritengo importante evidenziare la vittoria nel 2023 del premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica.

Il libro è suddiviso in cinque capitoli, di cui i primi due introduttivi e gli ultimi due conclusivi.

Nel prologo si parla della storia della vita sulla Terra e di come la biologia sia strettamente legata alle particolari condizioni del pianeta.

Nel primo capitolo si puntualizza che la vita terrestre non potrà durare in eterno, se non altro per l’evoluzione che il Sole subirà nell’arco di miliardi di anni come tutte le altre stelle. Inoltre un’estinzione totale potrebbe anche avvenire prima per altri motivi, astronomici (impatti di grandi asteroidi o comete, esplosione di supernove troppo vicine) e non (gigantesche eruzioni vulcaniche, autodistruzione umana). Si prospetta allora per l’uomo, intrinsecamente migratore e colonizzatore, la possibilità di trasferirsi su un “pianeta B”.

https://www.media.inaf.it/2018/07/31/ce-un-buco-nel-diagramma-hertzsprung-russell/
Il capitolo due costituisce la parte principale del testo, analizzando come lasciare la Terra e alcune possibili destinazioni all’interno del Sistema Solare.

https://www.passioneastronomia.it/come-fuggire-da-un-pianeta-la-velocita-di-fuga/
Si parte da Mercurio, la cui vicinanza al Sole rende difficile sia l’avvicinamento che la permanenza. Poi Venere, pianeta gemello della Terra per dimensioni, ma agli antipodi per l’abitabilità, che presenta però condizioni non troppo ostiche in alcune zone dell’atmosfera. Va un po’ meglio con la Luna, ma per vari motivi viene comunque considerata più un avamposto per spostarsi oltre, che un luogo dove stabilirsi permanentemente.

Con Marte le cose si fanno più interessanti. I problemi sono quelli noti: lungo viaggio, ritardo nella comunicazione, esposizione a troppe radiazioni ionizzanti, basse temperatura e gravità, scarsità di risorse… ma qui si ha l’impressione di intravedere qualcosa di più concreto, come alcune tecnologie già testate anche se a livello embrionale (p. es. l’esperimento MOXIE sul rover Perseverance per la produzione di ossigeno)  o grandi progetti di colonizzazione come quello di Elon Musk. Si parla addirittura di terraformazione, cioè della modifica di un altro corpo celeste al fine di renderlo adatto alla presenza di vita umana. Non mancano riflessioni etiche sulla possibilità di agire su un intero pianeta a nostra discrezione e sul comportamento che dovremmo adottare nei confronti di altre forme di vita eventualmente trovate in loco.

https://www.humanmars.net/search/label/Mars%20dome
https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-colonie-spaziali-della-nasa/
Un’alternativa potrebbe essere quella di crearci artificialmente un nuovo pianeta, o meglio un’enorme stazione spaziale che simuli il più possibile l’ambiente terrestre e che possa ospitare indefinitamente un enorme numero di persone.

Il terzo capitolo ci porta fuori dal Sistema Solare, indagando l’esistenza di esopianeti abitabili, quali caratteristiche dovrebbero avere, in che modo possiamo trovarli e se sarà mai possibile raggiungerli superando le immense distanze che ci separano.

https://www.rainews.it/articoli/2022/01/lex-dirigente-nasa-jim-green-

possiamo-terraformare-marte-quanto--fattibile-4b051c31-7d02-4c0b-

b856-875575d83396.html

L’epilogo è una riflessione fatta più da domande che da risposte. Dove ci porterà il progresso? Saremo in grado di trovare risposte alle quali per ora non abbiamo neanche le domande, oppure le società sviluppate sono destinate ad autodistruggersi? Esiste altra vita nell’universo? Se sì, perché non l’abbiamo ancora trovata?

Allora perché non mi è piaciuto? Il problema forse sono stato io, o meglio l’incongruenza fra quello che cercavo nel libro e quello che poi effettivamente ho letto.

L’anno scorso dovevo preparare una lezione sulla terraformazione per il nostro corso di astronomia e questa lettura mi sembrava l’ideale per informarmi sugli aspetti tecnici e scientifici e per trovare spunti su come impostare la lezione e sull’effettiva possibilità di realizzare qualcosa del genere. Il problema è che ho trovato gli “aspetti”, ma non gli “spunti”.

Come ho già accennato all’inizio, quando si parla di scienza l’oggettività è d’obbligo: non si tratta di punti di vista ma di fatti, quindi non posso che apprezzare i contenuti tecnici del libro. Ma quando si parla di futuro nessuno ha la sfera di cristallo per prevedere certezze e allora l’oggettività sfuma in assunzioni alle quali non possiamo rinunciare e in punti di vista che possono essere diversi da una persona a un’altra.

Le soluzioni ai vari problemi presentate in questo libro sono in gran parte irrealizzabili con le tecnologie attuali o di un prossimo futuro, motivo per cui Balbi tende quasi sempre a chiudere il discorso con un certo pessimismo. Detto con parole diverse: dal momento che non sappiamo se e quando le tecnologie necessarie saranno disponibili, tanto vale considerare il problema come insormontabile e concentrarsi quindi su come sopravvivere il più a lungo possibile su questo pianeta.

Ora, fermo restando il sacrosanto diritto/dovere di migliorare le condizioni di vita sulla Terra senza distruggerla, perché privarsi della possibilità di esplorare eventuali alternative? Rinunciare a cercare soluzioni è proprio il modo migliore per non trovarle mai.

https://www.inpressmagazine.com/cambiamento-climatico-come-sara-il-mondo-di-domani/
Sinceramente io non mi sono neanche mai posto il problema che la vita umana su altri pianeti possa diventare realtà fra dieci anni… e nemmeno fra dieci generazioni! Mi è sempre sembrato ovvio che si tratti di un futuro molto lontano e proprio perché sarà un’impresa titanica non possiamo pensare che un giorno qualcuno schioccherà le dita e le tecnologie saranno improvvisamente disponibili.

Immagine creata con ChatGPT
Credo che sia un nostro dovere lasciare alle generazioni future la Terra il più vivibile possibile, ma allo stesso tempo metterle in condizione di potersi spostare “su un altro pianeta”, se mai dovesse essere necessario. Sarà una ricerca lunga e costosa, ma è così che funziona la scienza: se su dieci strade imboccate solo una ci porta più vicina alla meta non abbiamo sprecato risorse, abbiamo comunque fatto progredire la nostra conoscenza imparando che le altre nove non sono da percorrere. Senza contare che qualcuna magari potrebbe portarci verso una destinazione diversa e altrettanto interessante.

Ma qui siamo sul piano delle opinioni.

Lorenzo Bigazzi

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