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SEZIONE ASTROFILATELIA - Raccontare lo spazio con il francobollo

 Benvenuti a tutti gli astrolettori-filatelici,

oggi continuiamo a raccontarvi, attraverso buste e francobolli, alcuni degli avvenimenti più interessanti del mondo astronomico e astronautico. In particolare, in questo articolo, andremo a ricordare un bellissimo anniversario che cade giusto quest’anno; sono passati infatti sessanta anni dal lancio della prima donna nello spazio. Valentina Tereshkova ha rappresentato per molte donne dell’epoca una figura di riferimento, ma anche oggi ripensare all’impresa che ha compiuto può essere sicuramente di stimolo alle giovani bambine per perseguire i propri sogni.

Valentina Tereshkova - la straordinaria avventura della prima donna ad andare nello spazio

Figlia di un agricoltore bielorusso nasce a Bol'soe Maslennikovo, in Russia, il padre perse la vita durante la seconda guerra mondiale lasciando sola la moglie con tre figli, questa decise di trasferirsi in cerca di un impiego migliore e Valentina inizierà ad andare a scuola solo a 10 anni. Si diplomerà a 17 e subito troverà lavoro in una fabbrica di pneumatici e poi in un azienda tessile. Oltre al lavoro, frequentava corsi per corrispondenza per conseguire il diploma della scuola tecnica per l'industria leggera. Ebbe poche gioie nella sua vita finché non incontrò il paracadutismo, si lanciò di nascosto dalla madre a 22 anni e questo senso di libertà, l'adrenalina e l'entusiasmo la portò ad ottenere un brevetto. Alla fine degli anni '50 fece anche le prime esperienze politiche. Si iscrisse al Komsomol, l’organizzazione giovanile del Partito comunista e per alcuni anni fu segretaria della sezione di Yaroslav.



La svolta per lei arriva nel 1962, quando la Russia fece sapere che avrebbe selezionato donne da mandare nello spazio. Valentina era una grande ammiratrice di Juri Gagarin che era stato il primo uomo a volare nello spazio il 12 aprile 1961 con la navicella Vostok 1, anche lui di origini povere infatti i suoi genitori lavoravano in una fattoria; il padre Aleksej Ivanovič Gagarin faceva il falegname, mentre la madre Anna Timofeevna Gagarina era una contadina. Valentina non ci pensò due volte e si candidò alla selezione.

Negli Stati Uniti, infatti, nel 1960 prese avvio un programma privato (non finanziato dalla NASA) per il reclutamento di astronaute, oggi noto come Mercury 13. Quando il direttore dell’addestramento dei cosmonauti sovietici, Nikolai Kamanin, venne a sapere del progetto, decise che l’URSS non doveva lasciare il primato ai rivali: la prima donna nello spazio doveva essere sovietica. Le donne nell'aviazione russa però erano poche e ancora meno quelle che avevano esperienza nel paracadutismo. I requisiti erano: età sotto i 30 anni, peso sotto i 70 kg e altezza sotto il 1,70 cm, Valentina aveva tutti questi requisiti e di lanci ne aveva fatti + di 100. Migliaia di donne si candidarono ma  ne furono scelte 400 poi ridotte a 58 poi a 23 e il 16 gennaio ne erano rimaste 5, la nostra Valentina ovviamente era fra queste.

Il gruppo dovette sottoporsi per diversi mesi ad un duro programma di addestramento che prevedeva test di isolamento, sessioni in centrifuga per adattare il corpo alle forti accelerazioni e alle sollecitazioni di un volo spaziale, oltre un centinaio di lanci con il paracadute, voli parabolici per ricreare le condizioni di assenza di peso e, infine, molta teoria sul volo spaziale. Un requisito determinante ai fini del superamento delle selezioni fu proprio l’esperienza di paracadutismo: a quel tempo, nelle fasi finali del rientro in atmosfera delle capsule spaziali, il cosmonauta doveva paracadutarsi dal veicolo e atterrare autonomamente.

Nel novembre del 1962 Valentina e altre tre candidate superarono gli esami finali e vennero nominate luogotenenti dell’aeronautica sovietica. Furono sottoposte ad un intenso allenamento, lunghi isolamenti, test termici, camera di compressione e addestramento per pilotare un jet. Valentina non era la migliore, ma era perfetta ai fini della propaganda, infatti era figlia del popolo, proveniva dalla provincia da una famiglia di origine operaia, figlia di un caduto di guerra e impegnata nella sezione locale del partito: un personaggio pubblico ideale. Il 4 giugno del 1963, sessant’anni fa, quando Valentina aveva solo 26 anni viene ufficializzata la sua nomina per diventare la prima donna a volare nello spazio.


La data del lancio era il 16 giugno del 1963 con la missione Vostok 6. Due giorni prima partì un uomo: Valerij Bykovskij, che detiene ancora oggi il record di durata di volo spaziale umano in solitaria. Per un breve momento, all’inizio della missione di Valentina, i due piloti si sono avvicinati in orbita e hanno comunicato per via radio, poi per tutto il resto del tempo Valentina ha volato da sola nell'immensità.


Nella sua missione effettuò 48 orbite terrestri, dopo poche ore che era entrata in orbita chiamò la terra via radio e descrisse quello che vedeva : “Qui Gabbiano (era il suo nome in codice: “Caika”) va tutto bene, vedo l'orizzonte, il cielo blu è una striscia scura, com'è bella la terra”. Una volta in orbita, eseguì diversi esperimenti ed attività, tra le quali alcuni scatti fotografici, l’aggiornamento del giornale di bordo e parecchi test per raccogliere dati sulle reazioni del proprio corpo al volo spaziale. Parlò inoltre via radio con Nikita Kruschev, segretario generale del partito comunista sovietico.

Nel momento del rientro l'azionamento dei retrorazzi frenanti funzionò perfettamente, come pure il distacco della capsula dalla sezione orbitale. Il centro di controllo a terra dovette comunque raccogliere queste informazioni solo grazie ai dati di telemetria, in quanto il contatto via radio con Tereshkova era del tutto interrotto.

Solo dopo 30 anni si seppe che non andava così bene, allacciata saldamente al sedile non poteva muoversi, soffrì di nausea e affaticamento, vomitò più volte, ma soprattutto rischiò di perdersi per sempre nello spazio a causa di un errore  nella rotta impostata da terra. La traiettoria della navicella andava dritta nello spazio più profondo, l'errore fu corretto appena in tempo e il volo prosegui per 2 giorni 22 ore e 50 minuti per un totale di 48 giri intorno alla terra, questo permise di ottenere un altro record, quello di permanenza nello spazio superando quello di tutti gli astronauti americani messi insieme.


È proprio in queste condizioni limite che la Tereshkova dovette affrontare la delicatissima fase del rientro che si rivelò di lì a poco anch’essa drammatica. Una volta eiettatasi fuori dalla capsula, Valentina capì che sarebbe potuta atterrare in un lago; fortunatamente il vento le venne in aiuto, sospingendola sopra la terraferma. Toccato violentemente il suolo, si procurò una ferita al viso a causa dell’urto con un frammento metallico e un grosso e vistoso livido al naso. Finì in ospedale, ovviamente nel silenzio generale, ma, appena si riprese, venne nuovamente condotta nella zona del suo rientro per rigirare le scene dell’atterraggio, sfoggiando un sorriso smagliante: per l’onore del governo sovietico, l’impresa della prima donna nello spazio doveva essere necessariamente trionfale.


Quelle immagini fecero il giro di tutto il mondo e tutti i giornali titolavano “è lei la vera Miss Universo“.

Finita la missione era diventata una celebrità, tutti se la contendevano, lei continuava a ricevere medaglie e riconoscimenti, cominciò a viaggiare per tutto il mondo per raccontare la sua storia. Prima però dovette sposarsi e il governo sovietico credeva opportuno che la prima donna nello spazio sposasse un altro cosmonauta Andrijan Nikolayev. Un matrimonio fatto in pompa magna il 3 novembre 1963 con la presenza delle più alte cariche dello stato e dell'intero gruppo aerospaziale. La coppia divorziò poi nel 1982.

Nel frattempo il progetto spaziale femminile era stato accantonato ma Valentina non volle lasciare il suo lavoro; si laureò in ingegneria e si dedicò all'addestramento di altri cosmonauti. Nel 1966 diventò membro  del soviet supremo e continuò con un ruolo politico. Nel maggio del1968 divenne presidente del comitato donne dell'Unione Sovietica. Nel 1971 divenne membro del Comitato Centrale del PCUS. A partire dal 1974 fece parte del Presidium del Soviet Supremo e dal 1976 in poi fu vicepresidente della Commissione per l'educazione, la scienza e la cultura dell'Unione Sovietica. Chiese di tornare a volare ma non le hanno mai più affidato un altra missione, lei però ci spera ancora e all’età di 86 anni, in gran forma fisica e mentale, scherzando afferma di essere pronta a andare su Marte. Mai dire mai, con una donna così!

In ogni caso bisognerà attendere fino al 1982 per ritrovare un'altra donna nello spazio quando Svetlana Savickaja diventerà la seconda donna a volarci. Né le astronaute sovietiche selezionate insieme a Tereshkova nel 1962, né le americane del programma Mercury 13 presero mai parte a voli spaziali. La prima americana, invece, fu Sally Ride, che partecipò a una missione dello Space Shuttle nel 1983. Numerose altre astronaute si sono aggiunte negli anni seguenti, inclusa la prima italiana, Samantha Cristoforetti.

Alla Tereshkova, però, restano alcuni primati: è ancora oggi la donna più giovane ad aver volato nello spazio e l’unica ad aver viaggiato in solitaria.

Il ricordo di questa sua eroica impresa rimarrà per sempre nella storia e nei sogni di molte ragazzine, ma per toccare con mano la storia e riprovare ancora adesso le emozioni di questi primi pionieri dello spazio possiamo andare a Kaluga, in Russia, dove la capsula nella quale Tereshkova fece ritorno a Terra attualmente è esposta, presso il museo RKK Energija.


Con tutti questi francobolli e queste buste non possiamo far altro che RACCOMANDARVI di leggere il prossimo articolo! 😜

Silvia Gingillo e Fabio Marzioli

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