Ciao a tutti cacciatori di mondi alieni,
avete
presente la sensazione che abbiamo quando, dopo un lungo viaggio, giriamo la
chiave nella toppa della porta di casa? Quella sensazione che proviamo quando,
appena varcata la soglia, ci riappropriamo degli odori a noi familiari? La
sensazione che, nonostante siamo appena tornati da una vacanza magari, adesso
possiamo veramente rilassarci, adesso siamo nel nostro ambiente, a casa nostra?
Mi
tolgo le scarpe, mi siedo scomposta sul divano e mi guardo intorno.
C’è
qualcosa di strano però…Appena rientrata da un viaggio mi porto dietro anche
una sensazione di incompletezza, come se mi mancasse qualcosa. Dura pochissimo,
dopo pochi giorni di solito ho già ripreso la mia routine quotidiana, ma i
primi giorni sono particolari. In realtà, credo di essere cambiata io, da ogni
viaggio porto a casa una me leggermente diversa, più consapevole forse, o
magari solo più riflessiva, o più curiosa, oppure più grata. Ogni viaggio mi
regala un bagaglio di emozioni che mattoncino dopo mattoncino vanno a costruire
la mia personalità; e allora è normale che desideri portare questi cambiamenti
anche nel mondo che mi appartiene, a casa mia!
Tornare
a scrivere su questo blog mi da un po’ le stesse sensazioni. Da una parte mi
ritrovo a casa, dall’altra trovo un po’ tutto strano, ma molto probabilmente,
come vi dicevo, sono io quella cambiata… Magari ho proprio bisogno di questo,
di riprendere alcune delle mie abitudini e farle di nuovo mie.
“Un uomo percorre il mondo intero in cerca di
ciò che gli serve e torna a casa per trovarlo” come ha detto George Moore.
L’ultimo
blog della Sezione Esopianeti risale ben al 14 Settembre 2022 (più di un anno
fa!), non vi nego che sono dovuta correre a rileggerlo per riprendere il filo
conduttore dei vari articoli. E vi consiglio di fare altrettanto, se non altro
per capire qual era l’argomento di cui stavamo parlando 😅.
Altrimenti,
come al solito, vi faccio qui un mini riassunto delle puntate precedenti.
Due
articoli fa (07/03/2022 “E quindi uscimmo a riveder le stelle”), abbiamo
parlato un po’ della preparazione di una serata osservativa; abbiamo infatti
controllato i dati dell’esopianeta da riprendere e gli orari di transito, ci
siamo informati sulla presenza o meno e sulla posizione dell’eventuale Luna,
abbiamo verificato che il meteo fosse favorevole. Nello scorso articolo invece
(14/09/2022 “Pronti, partenza… via!”), ci siamo soffermati sulla preparazione
in cupola della strumentazione da utilizzare per la ripresa di un transito.
Innanzitutto abbiamo aperto la cupola per la stabilizzazione termica, poi
abbiamo aperto i vari programmi al pc, tra i quali vi ricordo i più importanti:
The Sky per i controlli del telescopio; PHD guiding per la guida del telescopio
rifrattore; Maxim DL software con il quale eseguiamo materialmente la ripresa
del transito e che ci permette anche di raffreddare il CCD per aumentarne la
sensibilità. Abbiamo messo in posizione il nostro telescopio, abbiamo
inquadrato il nostro oggetto scegliendo i giusti parametri di ripresa e poi
abbiamo dato il via alla sequenza di foto!
Ok,
quindi abbiamo dato il via ai giochi, le riprese sono iniziate, la serata è nel
suo momento più interessante… e noi? Che fanno gli astrofili adesso? Mah, in
realtà niente! Come, direte voi?
Tutto questo lavoro di preparazione, arriva il momento tanto atteso e voi non
fate niente?
Esatto.
Non
facciamo niente di niente, almeno che, si intenda, non arrivi qualche
inconveniente o qualcosa vada storto. In tal caso, ovviamente, dobbiamo essere
tempestivi e intervenire immediatamente, altrimenti rischiamo di buttare al
vento (ah ah, sì lo so, gli astrofili stanno alzando gli occhi al cielo per la
pessima battuta!) l’intera serata e le serate precedenti di preparazione.
Quindi,
è vero che il computer fa tutto il lavoro sporco, ma noi dobbiamo comunque
stare sul pezzo e pronti a intervenire. In questo articolo voglio proprio
parlarvi di questo, delle situazioni particolari, delle situazioni che
richiedono un nostro intervento tempestivo e di quello che facciamo, o ci
inventiamo, per non morire di freddo durante la ripresa di un transito!
Siete
pronti a passare con noi una bellissima serata di GASTR.. (ops, scusate 😜) di
astronomia?
In
alcuni vecchi articoli vi avevo già accennato ad alcuni trucchi del mestiere che
utilizziamo su a Libbiano. Alcuni sono trucchi che usano tutti e sono molto
noti nell’ambiente, alcuni sono trucchi che abbiamo costruito noi ad imitazione
di strumenti utilizzati da professionisti, altri ce li siamo proprio inventati
di sana pianta… Ad esempio, nella preparazione della serata, avevo posto
attenzione alla presenza o meno del nostro satellite naturale nel cielo durante
le riprese. Se la Luna è piena, ed è vicina alla zona che dobbiamo osservare, è
meglio non partire proprio da casa perché molto probabilmente butteremmo via
l’intera serata. La luce della Luna piena infatti illumina tutto il resto del
cielo e il segnale che dovremmo riprendere (quello della stella che ospita il
nostro esopianeta) verrebbe coperto dal rumore (quello della luce della Luna
che rischiara il fondo cielo). Se la Luna non è piena, o comunque è molto
distante dalla zona di cielo che ci interessa, per non avere la sua luce
riflessa dentro al telescopio, possiamo usare un trucco che abbiamo
spudoratamente copiato dal telescopio spaziale Kepler, ossia un paraluce.
Semplicemente
abbiamo ritagliato, a dimensione del nostro telescopio riflettore, un
cartoncino opaco a forma di cilindro e poi lo abbiamo ulteriormente tagliato in
diagonale. In questo modo mettendo il cartoncino al telescopio, e rivolgendone
la parte più alta verso la Luna, i raggi di luce di quest’ultima non
riusciranno ad entrare nel telescopio e non disturberanno le nostre riprese.
Semplice, ma veramente efficace (mi sento molto Muciaccia in questo momento…
ffffatto? 😎). In ogni caso, trucchi talvolta molto semplici possono essere
decisivi per la riuscita di una serata. Una stella molto debole per esempio,
verrebbe completamente travolta dalla luce del nostro satellite e non
riuscirebbe ad emergere dal fondo cielo, con questo stratagemma possiamo
permetterci di riprendere stelle piuttosto deboli in serate non proprio adatte.
Altro piccolo trucco. Talvolta può presentarsi la situazione diametralmente opposta. E se la stella è troppo luminosa? Il nostro telescopio riflettore ha un’apertura di mezzo metro e raccoglie circa 10000 volte la luce che raccoglie il nostro occhio. Inoltre, come abbiamo già spiegato, dobbiamo impostare un’esposizione di almeno un minuto per sopperire alla scintillazione delle stelle, quindi la luce che entra nel nostro telescopio è tantissima. Questo ci permette di riprendere oggetti molto deboli, ma in qualche caso la troppa luce… stroppia! Veramente, rischiamo di sovraesporre la stella che ci interessa e allora non avremmo più alcuna informazione utile dalle foto fatte. E allora che si fa per diminuire la luce che entra? Se siamo ancora in preparazione e la sequenza di ripresa non è ancora iniziata e ci accorgiamo che la stella è troppo luminosa, possiamo intervenire subito e mettere dei tappi davanti al telescopio. In che senso tappi scusa? Mah sì, dei tappi (non fate caso al fatto che sto parlando da sola 😁); ci siamo ritagliati dei cerchi di cartone di vari diametri che se posizionati davanti al telescopio non fanno passare un po’ della luce che arriva, diminuendo quindi l’apporto totale di fotoni. Attenzione a tappare il centro del telescopio e non il bordo, infatti in tal caso ridurremmo il diametro dello strumento e l’effetto sarebbe tutt’altro!
E
se le riprese sono già partite? A parte il fatto che prima di partire con la
sequenza testiamo i parametri di ripresa, quindi questo non dovrebbe accadere,
ma può succedere di essere di corsa e di far partire la sequenza senza le
dovute verifiche per non rischiare di mancare il transito. In tal caso far
scendere il telescopio, mettere i tappi e poi ricentrare l’oggetto e cambiare
tutti i parametri di ripresa porterebbe via troppo tempo (in realtà lo abbiamo
fatto qualche volta, quando non avevamo proprio altre alternative, ma è
sconsigliabile), quindi che cosa possiamo fare?
Ecco
qui un altro trucco, preso in prestito dalle comete (dalle comete?)… Se
pensiamo a una stella, sappiamo che sia a occhio nudo sia in foto questa ci
appare puntiforme, tutta la luce che proviene da quella stella viene raccolta
in pochissimi pixel. Se la luce è tanta, questi piccolissimi “secchi” rischiano
di riempirsi e strabordare, allora che cosa possiamo fare? Possiamo distribuire
questa stessa luce in più secchi, cioè in più pixel, in questo modo tutti
verranno riempiti parzialmente e nessuna informazione verrà persa. Un po’ come
succede con le comete appunto, che hanno, si dice in gergo, una magnitudine
diffusa, nel senso che la loro luminosità in realtà non è concentrata in un
solo punto, ma è distribuita per tutta la chioma e le code. Sì ok, tutto molto
bello, ma in pratica che facciamo? In pratica sfuochiamo l’oggetto. Ma come,
direte voi? Tu fai una foto e sfuochi il soggetto? Sì, proprio così! Non
dimentichiamoci mai che ciò che interessa a noi è capire quanti fotoni ci
arrivano da quella stella, non vederne il sorriso. Se sfuochiamo non andiamo a
modificare il numero di fotoni che ci arrivano, andiamo solo a deviarli in
altri pixel in modo da non farne traboccare nessuno.
Un
caso dove applichiamo questo trucco è ad esempio se vogliamo riprendere una
stella che inizialmente è molto bassa sull’orizzonte e che durante il transito
sale molto in cielo e di conseguenza, a causa della diminuzione della massa
d’aria che incontrano i fotoni, la sua luminosità aumenta molto. Ovviamente
nella preparazione del transito noi vediamo quale sarà il suo percorso e
cerchiamo di impostare inizialmente dei valori intermedi che ci permettano di
riprendere il transito nella sua interezza, ma talvolta possiamo fare male i
calcoli e allora la sfocatura è il nostro asso nella manica! Un altro esempio
di utilizzo di questa tecnica è una serata che parte con velature e piccole
nubi, che diminuiscono la luminosità del nostro oggetto; se improvvisamente le
velature se ne vanno, la nostra stella aumenterà moltissimo la sua luce nelle
nostre foto e allora l’unica cosa che possiamo fare è di nuovo andare ad agire
sulla messa a fuoco.
Ogni
tanto, durante la sequenza di scatto, proviamo a elaborare una curva parziale,
in modo da monitorare l’andamento del transito e verificare che tutto vada come
previsto. Altrimenti cerchiamo di intervenire come possiamo. Durante le riprese,
inoltre, recuperiamo su un foglio alcuni dati che ci serviranno poi a elaborare
un report della serata, di cui però vi parlerò nel prossimo articolo.
Ok,
detto questo, sinceramente non c’è molto altro da fare. Infatti le serate
astronomiche in cupola di solito si trasformano in serate g-astronomiche, dove
ognuno di noi porta qualcosa da offrire agli altri (in primis caffè 😴) e dove
facciamo progetti, ci confrontiamo e organizziamo tutti gli eventi di cui poi
anche voi farete parte come pubblico.
Insomma
ci divertiamo, facciamo scienza e stiamo bene in compagnia! Cosa volete di più?
Ovviamente
un altro articolo a tema esopianeti, vero? 😇
A
parte gli scherzi, mi scuso ancora per essere stata assente per alcuni mesi, ma
impegni improrogabili mi hanno tenuto lontana da tutte le mie passioni. Spero
che questo articolo valga come scusa e vi do appuntamento al prossimo!
Cieli
sereni,
Silvia
Gingillo
Commenti
Posta un commento