Bentornati
a tutti voi,
oggi
iniziamo un nuovo percorso qua sul blog, di cosa vi parleremo? Beh…
Viviamo
in un mondo dove le favole non si raccontano quasi più, dove i desideri vengono
messi in secondo piano rispetto ai “doveri”, dove i sogni giocano a nascondino
con la razionalità. Tutti a correre qua e la, tutti a organizzare al secondo le
proprie giornate, tutti a rincorrere il proprio stesso tempo per averne di più.
Nessuno che si sofferma a osservarsi vivere. Ma esiste una cura. Esiste un modo
per tornare ad ascoltarsi. L’umiltà di sentirsi piccoli in questo universo, la
meraviglia di far parte di un qualcosa che non sempre comprendiamo appieno, la
voglia primordiale di capire chi siamo. Gli amanti dell’astronomia lo sanno
bene. A noi piace rimanere bambini, stare col naso all’insù ad osservare le
stelle e sognare.
Quante
cose sappiamo adesso sul cielo, sugli astri, su noi stessi. Abbiamo moltissime
domande e poche risposte, ma quest’ultime ce le siamo guadagnante nel tempo con
determinazione e una bella dose di intuizione. E allora il nostro socio Dario
Ciurli ha deciso, in questa rubrica, di raccontarvi delle storie. Storie di uomini,
storie di civiltà che ancora sognavano, che ancora erano mossi dalla curiosità,
dalla sete di conoscenza. Storie di personaggi che hanno costruito il nostro
bagaglio di conoscenze, alcuni hanno dato dei contributi più grandi di altri,
ma ognuno di essi, anche il più piccolo, fondamentale per costruire, pezzo dopo
pezzo, l’astronomia.
Ma
come ogni storia dobbiamo partire dall’inizio, da quel “c’era una volta…”, dall’alba
dell’astronomia.
L’Astronomia,
attraverso i personaggi noti o meno, che l’hanno fatta e il loro tempo
E’
un curioso caso ma nel momento in cui le prime sonde spaziali hanno iniziato a
sfrecciare tra satelliti e pianeti, abbiamo perso l’abitudine di guardare il
cielo stellato e dimenticato rapidamente il linguaggio delle stelle. Tra i due
fatti non c’è stato alcun collegamento diretto ma il periodo in cui si sono
verificati ha coinciso con uno scartamento di pochi anni.
A
questa moderna cecità sono sfuggiti solo astrofili, astronomi e qualche altro
raro addetto ai lavori che oggi è ancora capace di riconoscere una certa
costellazione o una certa stella, cosa che era di sapere comune solo qualche
generazione fa, quando l’inquinamento luminoso ed atmosferico non offuscavano
il cielo notturno e che, soprattutto, rappresentava una utile fonte di
informazioni per diverse esigenze.
E’
stata mia nonna, classe 1909, ad insegnarmi a riconoscere alcune costellazioni
e di certo non perché fosse diplomata in qualche liceo scientifico, anzi, era
di famiglia contadina e credo non avesse frequentato la terza elementare. Però
le avevano insegnato che era utile guardare il cielo per sapere il momento
giusto per la semina e per altre attività che avevano una certa periodicità.
Ed
è per questo che forse ci stupiamo quando scopriamo che un contadino
babilonese, egiziano o maya conosceva le stelle più di un impiegato od un
tecnico informatico dei giorni nostri. (che non me ne vogliano le categorie
sopra citate come esempio)
Come
ha scritto James Cornell, divulgatore scientifico e autore di un saggio sulle
origini dell’astronomia: << Nelle civiltà primitive il cielo era una
carta geografica, un calendario, un orologio ed altro ancora, forse più di
quanto gli uomini moderni potranno mai concepire>>.
L’astronomia
(dal greco astron=astro e nomos=legge) rappresenta la scienza
moderna più antica derivata dalla “filosofia naturale” e riconducibile agli
albori dell’umanità. Si, dico filosofia naturale, perché al termine scienza,
nell’antichità si dava solo il significato di “conoscenza” e la figura dello
scienziato non esisteva. Sarà così fin dopo l’epoca di Galileo, Keplero,
Copernico e Newton e solo tra la fine del 1700 e inizio del1800 si darà alla
parola scienza il significato odierno.
La
filosofia naturale si può definire come l’applicazione del pensiero filosofico
allo studio dei fenomeni naturali ed è da questa che derivano la maggior parte
delle discipline scientifiche di oggi. Non vado oltre, altrimenti servirebbero
cinque articoli del blog solo per parlare di questo...quindi ritorniamo sui
nostri passi.
Spesso
nell'antichità astronomia e astrologia (insieme di regole che permettevano di
prevedere il futuro in base alla posizione degli astri) si mescolavano e
confondevano fra loro e venivano utilizzate dai sacerdoti per predire la
volontà degli dei e affermare il proprio potere sul popolo. Tuttavia l’impulso
dato all'astronomia da sacerdoti ed astrologi è stato molto utile per il suo
progresso generale.
I
Cinesi già 3000 anni prima di Cristo, costruivano meridiane tecnicamente
avanzate, dividevano l'anno in 365 giorni e registravano eclissi ed altri
fenomeni celesti.
Fatto abbastanza curioso, sempre i Cinesi intorno all'anno 1000, registrarono
l'esplosione di una supernova, i cui resti, i moderni astronomi osservano in
cielo, con il nome di Nebulosa del Granchio.
I
popoli mesopotamici (Sumeri, Accadi, Caldei, Babilonesi e Assiri) fanno risalire
le loro più remote osservazioni, al terzo millennio a.C. Essi furono in grado
di determinare con estrema precisione il mese sinodico (il tempo che intercorre
tra un novilunio e quello successivo) e basarono su questo il loro calendario
formato da 12 mesi lunari ed un 13o aggiunto all’occorrenza per
pareggiare i conti. Gli si attribuisce la scoperta del ciclo di Saros (una
successione di 223 lunazioni secondo la quale, ritornando la Luna e il Sole
nella stessa posizione, si ripetono nello stesso ordine le eclissi del ciclo
precedente) a dimostrazione delle continue e documentate osservazioni
effettuate. Essi osservarono come i pianeti si muovessero lungo una fascia ben
determinata nel cielo, detta da loro la via del sole e divisero questa
fascia in costellazioni. Utilizzavano un sistema di numerazione sessagesimale,
utilizzato ancora oggi per misurare tempo ed angoli.
Gli
egizi possedevano un proprio calendario che divideva l'anno in tre periodi di
quattro mesi, e questi in tre decadi, dominate ciascuna da una costellazione
diversa: in tutto 360 giorni. Per avvicinarsi alla durata reale dell'anno
(segnata dalle inondazioni del Nilo e dal sorgere di Sirio) si aggiungevano
cinque giorni alla fine del quarto mese, chiamati epagomenos. Conoscevano
l'esatta posizione della stella polare, cioè del Nord, che ai tempi
corrispondeva ad una debole stella (Thuban) nella costellazione del Drago a
causa della precessione dell’asse terrestre. Misuravano il tempo diurno con
orologi solari sofisticati e quello notturno con clessidre ad acqua, poco
precise, e con i “Decani”, 36 stelle del cielo a cui era associata un'ora della
notte, alternandosi a seconda del periodo dell'anno.
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Volta della camera
funeraria nella tomba di Seti I (XIII sec. a.C.). La decorazione su sfondo blu
è costituita da liste di pianeti, decani
e costellazioni meridionali e settentrionali |
Nei
tempi più antichi in India lo studio dell'astronomia era fermo alle nozioni più
generali. Si aveva qualche idea dei periodi del Sole, della Luna e del pianeta
Giove. Queste conoscenze venivano utilizzate con lo scopo di strutturare
calendari e il moto della Luna era collegato particolarmente alla
determinazione dell'epoca più propizia per atti sacrificali. Se si prescinde da
ciò, pare accertato che l'antica astronomia indiana si riducesse principalmente
ad astrologia e non c'è traccia di una conoscenza accurata dei moti planetari
prima del III secolo d.C.
Anche
i popoli che abitavano l'America Centrale e Meridionale erano abili osservatori
del cielo. In particolare i Maya, un popolo che visse in America centrale tra
il 2000 a.C e il 900 d.C. Dato l’isolamento che avevano dalle altre civiltà
contemporanee, quello che hanno scoperto e tutta farina del loro sacco.
Costruirono templi e piramidi dedicati agli dei del cielo. Il loro culto era
legato a Venere e proprio sui moti di questo pianeta svilupparono un preciso
calendario astronomico. Sorprende ancor oggi la precisione degli almanacchi
astronomici improntati sul ciclo di Venere con l'esiguo errore di un giorno in
6.000 anni. Il calendario civile era formato da 18 mesi di 20 giorni con 5
giorni addizionali (calendario “Haab”). Il calendario religioso, formato da due
brevi cicli di 13 e 20 giorni che si combinavano formando un ciclo di 260
giorni (calendario “Tzolk'in”). Le date dei due calendari coincidevano ogni
18980 giorni avvero 52 anni.
I
popoli dell'America Centrale riuscirono a prevedere con maggior precisione la
comparsa delle eclissi. Notevoli anche i progressi nelle previsioni del ciclo
stagionale, dei solstizi e degli equinozi. I templi, perfettamente allineati
con la posizione del Sole in determinati giorni dell'anno, sono un ottimo
esempio di allineamento astronomico.
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Allineamento della
struttura di Stonehenge verso la posizione del sole all'alba del solstizio
d'estate |
In
Europa, già in età preistorica, si hanno esempi di “astronomia alle prime armi”
negli orientamenti astronomici dei primi monumenti megalitici come il famoso
complesso di Stonehenge, nei tumuli di Newgrange e in diverse altre costruzioni
concepite per la stessa funzione. Molti di questi monumenti dimostrano un
antico legame dell'uomo col cielo, ma anche l'ottima capacità di precisione
delle osservazioni.
Una
curiosità. Per molti, da uno studio del 1963 dell’astronomo Gerald Hawkins del
SAO (Smithsonian Astrophsical Observatory) sul monumento megalitico di
Sthonehenge nasce l’archeoastronomia. Per fugare le false notizie che si
stavano diffondendo sulla costruzione megalitica, Hawkins decise di affidare il
compito di cercare correlazioni, tra le direzioni di levata e tramonto del sole
e della luna con gli elementi della costruzione, ad un calcolatore IBM 7090.
Inseriti tutti i dati e fissato come periodo probabile di riferimento il 1500
a.C., il calcolatore presentò 10 correlazioni con direzioni solari con un
margine di errore di un grado e 14 correlazioni con direzioni lunari con
margine di errore di un grado e mezzo. La probabilità che queste correlazioni
fossero puramente casuali risultava di una su un milione.
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Placca ossea incisa con
probabile sequenza di fasi lunari |
Ultimi
studi effettuati da archeoastronomi, astronomi e università, su reperti
preistorici esistenti e di nuova scoperta, hanno portato alla luce nuove
interpretazioni che indicherebbero la possibilità che già l’uomo del
paleolitico osservasse e “prendesse nota” di alcuni fenomeni astronomici. |
Placchetta in zanna di
Mammouth ritrovata nella VALLE di ACH, sulle ALPI SVEVE, nel sud della GERMANIA
(35.000-32.00 a.C..) L'antropoide
rappresenterebbe l'odierna costellazione di Orione, nel suo insieme sarebbe
correlato a un sistema di calcolo del tempo legato alla luna e alla gravidanza
umana. |
Fin
dai tempi più remoti, quindi, l'uomo ha
rivolto il suo sguardo con meraviglia verso il cielo stellato. Il desiderio di
conoscere il segreto del moto dei corpi celesti ha sempre fatto parte dei sogni
dell’umanità.
Tutte
le attività umane sono più o meno direttamente collegate ai moti periodici dei
corpi celesti, che da millenni continuano a scandire il nostro vivere
quotidiano.
Alla
prossima puntata con il primo personaggio…..
Dario
Ciurli
Quanto c'è da aspettare per la prossima uscita? Voglio sapere chi è il primo personaggio! ;-)
RispondiEliminaPer il quando, se chiedi a Silvia, lo sa meglio di me!😉
RispondiEliminaPer il chi, ho due personaggi in ballo e ancora non ho deciso chi sarà. Ti tocca aspettare....😁