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SEZIONE ASTROFILATELIA - Raccontare lo spazio con il francobollo

Benvenuti a tutti gli astrolettori-filatelici,

oggi continuiamo a raccontarvi, attraverso buste e francobolli, alcuni degli avvenimenti più interessanti del mondo astronomico e astronautico. In particolare, in questo articolo e nel prossimo, vogliamo presentarvi le principali tappe che hanno visto l’Italia protagonista per quanto riguarda la conquista dello spazio. Immergetevi con noi nel racconto di questi traguardi storici che hanno visto la nostra nazione in prima linea fino ad arrivare, nel prossimo articolo, ai giorni nostri dove, guardate un po’, l’Italia continua a essere una dei protagonisti della scena mondiale.

L’ITALIA E LO SPAZIO prima parte

Iniziamo il nostro racconto nell’epoca in cui la corsa allo spazio era in primo piano. Due super potenze mondiali si stavano sfidando a una partita dove avrebbe vinto chi sarebbe riuscito a piazzare nella propria rete un “pallone” bello grande: la Luna. Stiamo parlando della corsa allo spazio di USA e URSS, della sfida per arrivare al nostro satellite naturale, della sfida militare che si celava dietro la propaganda pubblica. In mezzo a tutto questo, letteralmente (e geograficamente! XD) si trovava l’Italia. La continua rincorsa di queste due grandi nazioni portava progressi tecnologici, prima militari, poi anche civili uno dopo l’altro. Nell’aria c’era profumo di una svolta epocale e la fantasia talvolta superava anche il progresso tecnologico. Molti film e libri di questo periodo storico, basandosi su solide fondamenta scientifiche, cercavano poi la loro strada nella fantasia degli autori e dei registi, alimentando ancora di più la sete di conoscenza delle folle. Talvolta succedeva anche il contrario, scienziati prendevano spunto da opere di fantasia per progettare il futuro.

Al congresso astronautico internazionale di Roma del 1956 (un convegno annuale incentrato sulla tecnologia spaziale e sul volo umano spaziale organizzato dalla Federazione astronautica internazionale (IAF), dall'Accademia internazionale di astronautica (IAA) e dall'Istituto internazionale di legge spaziale (IISL)), le poste italiane emettono un francobollo che rappresenta una sonda satellite che orbita intorno alla Terra. Che cosa c’è di strano? Beh, questo avvenne ben un anno prima del lancio dello Sputnik da parte dell’Unione sovietica del 4 Ottobre 1957.

In quell’occasione, l’Italia si distinse con la figura del colonnello Gaetano Arturo Crocco, ufficiale, scienziato e accademico italiano, pioniere dell'aeronautica e della propulsione a razzo, fondatore dell’AIR (Associazione Italiana Razzi, in cui si concentrarono le attività di ricerca italiane nel campo aeronautico prima della nascita, nel 1935, della Città dell'Aria, il centro ricerche di Guidonia Montecelio), il quale presentò una memoria dal titolo ‘’giro esplorativo di un anno Terra, Marte, Venere, Terra» basato sullo sfruttamento dei campi gravitazionali per ridurre il tempo del viaggio. 
Lo scienziato aveva infatti individuato una traiettoria ellittica che avrebbe permesso a un corpo in caduta libera di eseguire sorvoli ravvicinati in successione della Terra, di Marte, di Venere ed esattamente un anno dopo il lancio nuovamente della Terra. Crocco aveva in poche parole, capito e teorizzato il concetto dell'effetto fionda, ma si limitò a utilizzarlo per la stabilizzazione dell'orbita. Questa è una tecnica di volo spaziale che utilizza la gravità di un pianeta per alterare il percorso e la velocità di un veicolo spaziale.
È comunemente usata per i voli indirizzati verso i pianeti esterni, il cui arrivo a destinazione sarebbe altrimenti proibitivo se non addirittura impossibile, essenzialmente per un motivo di costi e per i tempi troppo lunghi. Negli anni seguenti anche la NASA comprese l’importanza di tale tecnica, ancora oggi una delle manovre più utilizzate nelle missioni interplanetarie.

Nel 1974, un'altra conquista per l’Italia, Luigi Broglio, Generale ispettore del corpo del genio aeronautico, considerato il padre dell'astronautica italiana per il suo straordinario contributo, portò l'Italia a diventare il terzo paese al mondo ad avere in orbita un satellite progettato interamente nella nostra nazione: il San Marco 1.

Il lancio fu effettuato il 15 dicembre 1964 dalla base di Wallops Island negli Stati Uniti, grazie ad un razzo vettore Scout. Si trattava di un satellite di prova delle capacità di progettazione e lancio acquisite dagli ingegneri italiani, in gran parte formati dalla NASA nei primi anni Sessanta al fine di poter condurre, successivamente, lanci autonomi; pertanto fu progettato per poche ricerche scientifiche sulla densità dell'aria nella ionosfera. Ha segnato l'inizio della collaborazione spaziale tra Italia e Stati Uniti. Poco dopo questo lancio, l'Italia si dotò anche di una propria base di lancio rilevando una vecchia piattaforma da sbarco dell'esercito americano (la San Marco) e una vecchia piattaforma petrolifera dell'Eni (la Santa Rita) nei pressi di Malindi, in Kenya, dove, all’interno del Progetto San Marco, mise in orbita diversi altri satelliti.

Un altro passo fondamentale compiuto dall’Italia nell’ambito astronautico avvenne nel 1970, quando l'Istituto di Ricerche Spaziali del CNR diventò il Servizio Attività Spaziali. Nell'ambito delle attività di questo ente fu progettato, realizzato e lanciato in orbita, il 26 agosto 1977, il satellite sperimentale pre-operativo per telecomunicazioni SIRIO.

Il SIRIO (acronimo di Satellite Italiano di Ricerca Industriale e Operativa) era un satellite artificiale geostazionario sperimentale di telecomunicazioni, il primo ad essere progettato e costruito in Italia. Il satellite si proponeva di sperimentare gli effetti delle condizioni meteorologiche sulla propagazione delle onde radio ad altissima frequenza per il collegamento satellite-Terra e Terra-satellite e di effettuare anche esperimenti di comunicazioni telefoniche e televisive. Progettato per una vita operativa di due anni, SIRIO-1 fu in realtà utilizzato per circa otto anni, fino al 1985, con sperimentazioni condotte non solo da ricercatori italiani, ma anche di Istituti di Regno Unito, Francia, Germania, Finlandia, Paesi Bassi, Stati Uniti e Cina.

Nel frattempo, nel 1975, nasceva l'Agenzia spaziale europea, con l’Italia ancora una volta protagonista. L'acronimo ESA, dalla denominazione inglese European Space Agency, è un'agenzia internazionale incaricata di coordinare i progetti spaziali di 22 Paesi europei. Sicuramente ne avrete sentito parlare XD… Ma come è nata, ve lo siete mai chiesti?

L'idea della creazione in Europa di un potere indipendente nel campo spaziale risale all'inizio degli anni sessanta. Nel 1962, fermamente convinti che «l'unione fa la forza», sei paesi europei (Belgio, Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Paesi Bassi), con la partecipazione dell'Australia, crearono l'European Launcher Development Organisation (ELDO) con lo scopo di progettare e costruire un lanciatore indipendente dalle due potenze spaziali dell'epoca. Sempre nel 1962, gli stessi paesi, più la Danimarca, la Spagna, la Svezia e la Svizzera firmarono un accordo per la fondazione dell'ESRO (European Space Research Organization), allo scopo di avviare progetti in campo satellitare. Dieci anni più tardi, i membri di queste due organizzazioni decisero di riunire le loro diverse attività in un unico ente. Nel luglio del 1973 durante una conferenza interministeriale dei 10 paesi europei svoltasi a Bruxelles, si delinearono i principi costitutivi dell'Agenzia Spaziale Europea.

Il 31 luglio 1992 parte lo Shuttle Atlantis per la missione STS 46 che porta nello spazio il Tethered Satellite System (un satellite tethered è un satellite connesso attraverso un sottile cavo detto tether), un satellite italiano, ideato da Bepi Colombo, matematico, fisico, astronomo, ingegnere e accademico italiano di fama internazionale. Famoso principalmente per il suo contributo all'impresa del Mariner 10 del 1974. Colombo aveva scoperto il rapporto tra rivoluzione e rotazione di Mercurio (il pianeta compie tre rotazioni intorno al proprio asse ogni due rivoluzioni intorno al Sole). Dopo aver constatato che il periodo dell'orbita del Mariner 10 dopo il fly-by di Mercurio sarebbe coinciso con il doppio del periodo di rivoluzione del pianeta stesso, suggerì di sfruttare tale risonanza per programmarne molteplici sorvoli di Mercurio. La sua modifica fu prontamente implementata nel piano di missione dagli ingegneri e matematici del JPL e permise tre sorvoli di Mercurio, prima che la sonda esaurisse il propellente.

Nella missione  STS 46 furono effettuate molte scoperte sulla dinamica dei sistemi tethered, anche se il cavo che teneva il satellite vincolato allo Shuttle si srotolò solo per 260 metri dei 20,7 km previsti, a causa di un problema tecnico causato da un bullone troppo sporgente. Tuttavia questa lunghezza fu sufficiente per studiare come rilasciare, controllare e recuperare il satellite. Abbiamo qui la busta commemorativa preparata dal Club Filatelico di Alenia Spazio con annullo a targhetta del KSC nel giorno del lancio. Questo tipo di annullo, non molto conosciuto forse, fu parte integrante del periodo postale che va dal 1901 al 1945, dove a causa dell’aumento del traffico postale nazionale si rese necessario l’utilizzo di nuove macchine ”bollatrici meccaniche” per timbrare la corrispondenza nei grossi uffici postali. In questa missione partecipò per la prima volta un astronauta italiano Franco Malerba.

Nel 1977 Malerba inizia la sua carriera nel mondo dell’astronautica, quando viene scelto dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) come uno dei quattro candidati Payload Specialist europei per la prima missione Spacelab, diventando membro dello staff del Centro Tecnico Europeo (ESTEC) del dipartimento scientifico spaziale dell'ESA, nella divisione specializzata sulla fisica dei plasmi. Dopo essere stato selezionato come Payload Specialist dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dalla NASA nel 1989 per la missione TSS-1, diviene un membro dello staff ASI e viene assegnato al Johnson Space Center della NASA ad Houston per l'allenamento, che lo porterà, come abbiamo visto, in orbita.

Nel corso della sua attività l'ASI ha messo in orbita propri satelliti scientifici e partecipa alle maggiori missioni ESA e NASA per l'esplorazione del sistema solare e lo studio dello spazio profondo. Il primo satellite scientifico messo in orbita dall'ASI è stato Beppo-SAX. Lanciato dalla base spaziale americana di Cape Canaveral il 30 aprile 1996 con un razzo vettore Atlas-Centaur e realizzato in gran parte da aziende italiane, il satellite chiamato SAX (Satellite per Astronomia a raggi X), una volta in orbita venne ribattezzato Beppo-Sax, dal soprannome del professor Giuseppe Occhialini (Beppo), un pioniere dell'astrofisica italiana. Nel 1948 Blackett riceve il premio Nobel per la scoperta del positrone. Nel 1950 Powell riceve il premio Nobel per la scoperta del pione. Nonostante il contributo fondamentale apportato ad entrambe le scoperte, Giuseppe Occhialini non viene premiato. Solo molti anni dopo si scoprì, dai documenti della Fondazione Nobel che sul nome Occhialini c’era stato un esplicito veto. Infatti Occhialini, siccome durante la guerra non aveva collaborato all’impresa atomica, non poteva essere insignito del Nobel.

Il satellite Beppo-SAX è riuscito ad ottenere la prima immagine X di un lampo gamma, permettendo di svelarne numerosi segreti. Ad oggi, grazie anche a questo apporto, si ritiene che queste esplosioni di raggi gamma, seconde solo al big bang per valori di energie in gioco, si verifichino ai confini dell'universo conosciuto. Il satellite sarebbe dovuto rimanere operativo per due anni ma ha in realtà continuato a lavorare fino al 2003.

I lampi gamma, anche abbreviati GRB dalla locuzione inglese gamma ray burst (esplosione di raggi gamma), sono, in astronomia, un fenomeno transiente rappresentato da intensi lampi di raggi gamma la cui durata è estremamente varia: da pochi millisecondi a diverse decine di minuti e perfino ore.

Per oggi ci fermiamo qui, incollo tutti i francobolli che abbiamo visto oggi su una grande busta, scrivo il vostro indirizzo sul retro e vi invito a controllare la cassetta dei messaggi whats app per non perdervi, nel prossimo articolo, il continuo del nostro viaggio, insieme all’Italia, nello spazio, dove parleremo degli ultimi successi e degli astronauti italiani che hanno lasciato il segno… ops! il timbro XD.

Silvia Gingillo e Fabio Marzioli

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