Come va aspiranti astrofotografi?
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Mimmo Belli : Pleiadi Collesalvetti, somma di 55 foto da 180 secondi a 800 ISO Reflex Canon Eos 60D modificata super IRV Cut Filtro IDAS LPS-D1 |
In queste lunghe serate, dove vige il coprifuoco, cosa c’è
di meglio, per spezzare la noiosa routine quotidiana, di scattare qualche foto,
magari dal terrazzo di casa, al cielo notturno? Sono molti gli oggetti
interessanti da fotografare presenti in questo periodo in cielo, primo fra
tutti Orione con le sue nebulose, ma non dimentichiamoci delle Pleiadi, della nebulosa
Rosetta, ecc… E allora perché non provare a fotografarli? Noi cercheremo di
darvi dei consigli utili, ma il consiglio migliore che posso darvi è sempre
quello di provare, sbagliare e riprovare! La soddisfazione di veder apparire in
foto quello che a occhio nudo è appena percettibile, o addirittura invisibile,
è indescrivibile! Provare per credere!
Nello scorso articolo abbiamo iniziato ad approcciarci
all’astrofotografia, con una strumentazione semplice, ma che già può regalarci
delle piccole soddisfazioni. Oggi vediamo di addentrarci ancora qualche passo
in più in questo nostro percorso.
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Flavia Casini: Cometa Neowise Libbiano, somma di 45 da 35 sec a ISO 200 Obiettivo Sigma 70-200 F 2,8 apertura 70mm |
Vi ho già accennato, nello scorso articolo,
che in astrofotografia, proprio perché gli scatti vengono effettuati di notte e
quindi in assenza di luce, i tempi di esposizione si dilatano notevolmente. Ma
se qualcuno di voi ha provato a scattare foto del cielo notturno si sarà
sicuramente accorto che dopo qualche secondo di esposizione le stelle iniziano
ad allungarsi e se si prosegue ad aumentare l’esposizione il risultato sarà uno
star-trail bellissimo, dove le stelle creano archi di circonferenza in cielo,
ma molto probabilmente non sarebbe il risultato che volevamo! Come facciamo a
sapere quanto poter scattare senza che le stelle risultino mosse? Esiste la
cosiddetta regola del 600. Ora… non è proprio una regola come le Tavole della Legge
di Mosè o i DPCM del periodo Covid, ma può darci un indicazione accettabile. Molto
brevemente, dividendo il numero 600 per la lunghezza focale della nostra macchina
fotografica, troviamo i secondi massimi di esposizione per mantenere le stelle
puntiformi. Se la nostra macchina ha una lunghezza focale di 50, calcoleremo 600:50=12.
Se esponiamo più di 12 secondi avremmo come risultato stelle allungate e non
puntiformi.
Come fare, allora, per
catturare con i nostri scatti più informazione possibile, senza però rilevare
la rotazione terrestre?
Abbiamo bisogno di un inseguitore! Che cosa dobbiamo
inseguire di così tanto veloce da aver bisogno di aiuto? Il pianeta dove
viviamo, che lo crediate piatto, sferico o schiacciato ai poli, ruota su se
stesso, o meglio attorno all’asse che infilza la Terra dal Polo Nord al Polo
Sud, a una velocità di 1668 km/h all’equatore. A noi in realtà sembra di stare
fermi e pensiamo che a ruotare sia la sfera celeste intorno a noi e il
movimento delle stelle viene appunto detto apparente, in quanto non reale, ma
frutto di una nostra percezione. In fin dei conti quello che ci interessa
nell’astrofotografia è che le stelle non stanno ferme nel cielo ma si spostano.
Più precisamente fanno un giro completo intorno alla Terra in 24 ore. Se
vogliamo tenerle ferme nelle nostre foto dobbiamo inseguirle!
Esistono due modi per farlo: il primo è grazie a una
montatura equatoriale dove di solito vengo attaccati dei telescopi (vedremo
meglio questa configurazione nel prossimo articolo); il secondo metodo, più
economico e forse più adatto ai neofiti, è con un astroinseguitore, dove di
solito vengono montate delle macchine Reflex, ma possono essere utilizzati
anche dei piccoli telescopi. Molti sono i vantaggi di un inseguitore, molto
compatto e leggero è pensato proprio come strumento da portarsi dietro anche in
viaggio, oppure in trekking. Cosa dobbiamo sapere per utilizzare uno strumento
di questo tipo?
Questo oggetto ci permette, attraverso un piccolo motore, di
inseguire il movimento apparente delle stelle, ma per farlo è fondamentale
eseguire prima di tutto alcuni passaggi fondamentali.
Passaggio numero uno,
piazzato il nostro treppiede, dove abbiamo montato il nostro inseguitore,
dobbiamo mettere il tutto in bolla! In ogni strumento che si rispetti viene
messa una piccola livella, dobbiamo fare in modo che l’asse del nostro
strumento sia perpendicolare al terreno per poter scattare al meglio.
Passaggio numero due, dobbiamo far sì che il contrappeso
messo a bilanciare la nostra macchina fotografica sia appunto bilanciato. Il
movimento deve essere fluido e non deve tendere a muoversi in una direzione
prevalente se lasciato libero di ruotare.
Passaggio numero tre, attraverso il cannocchiale polare,
integrato nell’inseguitore, dobbiamo allineare la nostra strumentazione con
l’asse terrestre, questo per poter neutralizzare il più possibile il movimento
apparente delle stelle. È importante curare al meglio questo allineamento. Più
saremo precisi durante questo passaggio, più a lungo potremo esporre le nostre
foto senza avvertire il movimento del cielo. Guardando dentro al cannocchiale
polare vedremo disegnata la costellazione dell’Orsa maggiore, o talvolta quella
di Cassiopea, ben visibili in cielo, in rapporto alla posizione della stella
polare. Allineando queste rappresentazioni con le costellazioni realmente
visibili avremo allineato la nostra strumentazione.
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Francesco Biasci: nebulose Laguna Trifida, Omega, Aquila Pose da 5 minuti 800 ISO, Canon obiettivo 50 mm |
A questo punto siamo pronti a scattare! Che cosa possiamo
riprendere con questa configurazione? Stando attenti alla portata massima del
peso che può reggere il nostro inseguitore, possiamo montare la nostra macchina
a partire da un grandangolo fino ad arrivare ad un obiettivo di 70-80 mm. Ma se
siamo molto bravi ad allineare possiamo spingerci anche ad obiettivi più
importanti come un 300-400 mm. Se usiamo il grandangolo, possiamo scattare
delle bellissime foto alla Via Lattea, anche riprendendo il panorama intorno a
noi, se vogliamo creare un effetto scenografico. Ovviamente in questo caso
dovremmo scattare due foto, una al panorama, con la giusta esposizione e una al
cielo notturno e successivamente sommarle, per evitare di vedere il mosso nel
paesaggio. Se utilizziamo, invece, obiettivi più importanti potremmo fare delle
bellissime fotografie a nebulose e galassie.
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Francesco Biasci: Cometa 17 P Holmes Singolo scatto 5 minuti 800 ISO Canon obiettivo 50 mm |
Importantissimo in astrofotografia è l’uso del telecomando
per lo scatto. Se andassimo, infatti, a schiacciare manualmente il pulsante di
scatto della macchina, metteremmo in vibrazione l’intera strumentazione,
rovinando così le foto. Io personalmente utilizzo il tablet in remoto collegato
tramite wi-fi alla mia macchina fotografica, in questo modo posso modificare i
parametri di scatto direttamente dal tablet senza avvicinarmi alla postazione
di scatto.
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Flavia Casini: Galassia di Andromeda Somma di 28 foto da 35 sec ISO 800 Canon 100D obiettivo F 2.8 Sigma apo 70-200 a 200 mm |
Quanti scatti fare dunque per avere delle belle foto
astronomiche? Questa è una domanda che non ha una risposta ben precisa. In
linea di massima, più scattiamo più riusciremo a cogliere dettagli sempre più
deboli e a ricavate sempre più informazione dal nostro soggetto. Bisogna dire
che comunque, utilizzando queste focali, non possiamo migliorare all’infinito
la nostra fotografia, ma avremmo bisogno di un obiettivo più importante o di un
telescopio. Fatte le nostre riprese, dobbiamo a questo punto sommarle con un programma
apposito (ne parleremo approfonditamente nei prossimi articoli!). Sommando le
nostre foto aumenteremo il segnale proveniente dagli oggetti celesti che stiamo
fotografando e allo stesso tempo diminuiremo il rumore che, peggio della nostra
stessa ombra, ci seguirà sempre e ovunque!
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Francesco Biasci: Costellazione di Orione Somma di 4 pose da 3 minuti 800 ISO Canon obiettivo 50 mm |
Sentirete tutti parlare di rapporto
segnale rumore in astrofotografia (o SNR). Il rumore è dovuto all’impatto sul
sensore della nostra macchina di fotoni che arrivano casualmente da ogni
direzione. Se allunghiamo i tempi di esposizione questa distribuzione casuale
si uniformerà sempre di più nella nostra foto, mentre i soggetti della foto
aumenteranno sempre di più il segnale “buono” e quindi questi ultimi
riusciranno ad emergere sempre più dal fondo cielo. Per avere un rapporto
segnale rumore decente dovremo scattare almeno una ventina di fotografie da
poter sommare. Ora, vorrei sottolineare che queste indicazioni sono da prendere
con le cosiddette pinze, in quanto molti fattori concorrono a creare rumore
nelle nostre foto astronomiche, fra cui il luogo dove stiamo scattando, la
strumentazione che stiamo utilizzando, il meteo presente durante le riprese ecc…
Gli astrofotografi sanno che ogni serata osservativa è diversa dalle precedenti
e quindi dobbiamo basarci sulla nostra esperienza, o sui consigli di chi ce l’ha,
per valutare ogni volta come impostare il lavoro.
Il rumore dipende anche molto dalle condizioni del cielo.
Soprattutto con queste configurazioni a largo campo, in cui arriveremo
probabilmente a scattare fino all’orizzonte, è consigliato cercare delle
postazioni di ripresa possibilmente libere da inquinamento luminoso. È
consigliabile inoltre evitare la Luna, soprattutto quando è piena o quasi, in
quanto fonte anch’essa di inquinamento luminoso e possibilmente utilizzare
anche dei filtri anti-inquinamento (dedicheremo ai filtri un articolo a parte).
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Francesco Biasci: nebulosa Nord America e regione del Cigno Pose da 5 minuti 800 ISO Canon obiettivo 50 mm |
Ricapitolando: cerchiamo un luogo il più possibile libero da
inquinamento luminoso, mettiamo in bolla il nostro treppiede, bilanciamo
macchina e contrappeso, allineiamo la nostra strumentazione con la polare,
inquadriamo il soggetto scelto e impostiamo i nostri valori di scatto. ISO
abbastanza alto, scattando di notte, abbiamo bisogno di una maggiore
sensibilità. Tempi abbastanza lunghi, possiamo arrivare a diversi minuti di
esposizione con il nostro inseguitore, se l’allineamento è stato eseguito bene.
Messa a fuoco all’infinito. Diaframma abbastanza aperto, dobbiamo catturare più
luce possibile. In mano il telecomando per lo scatto a distanza, iniziamo con
la nostra sequenza. Come faccio a sapere se i valori di scatto sono giusti?
L’esperienza è la principale maestra, ma c’è un modo per
capire fin da subito se stiamo andando nella direzione giusta. Possiamo,
infatti, controllare, l’istogramma della nostra foto appena scattata e vedere
se l’esposizione è giusta. Direttamente sulla nostra macchina fotografica Reflex
è infatti possibile controllarlo. Come sono fatti questi grafici? In pratica rappresentano
la distribuzione dei pixel presenti nella nostra foto in base alla tonalità
della luminosità. A sinistra avremo le zone d’ombra, al centro i mezzi-toni e a
destra le luci. Normalmente un istogramma deve avere una curva a campana con il
picco nei mezzi-toni. In astrofotografia ovviamente scattiamo di notte, quindi
le luci saranno ridotte al minimo (le nostre stelle puntiformi) mentre le zone
d’ombra saranno moltissime (il nostro fondo cielo), l’istogramma quindi
risulterà traslato verso sinistra. La cosa importante è controllare che la
campana rientri tutta nel grafico, che non sia troncata sulla sinistra,
rischieremmo sennò di perderci informazioni importanti. Se questo avvenisse
dobbiamo aumentare ancora un po’ l’esposizione, in modo da lasciarci un po’ di
margine che ci sarà utile poi in fase di elaborazione.
Mi raccomando, se avete scattato anche voi foto con questa
configurazione o se volete provarci e magari avete domande, non esitate a
contattarci! Noi vi diamo appuntamento al prossimo articolo, per proseguire insieme
questo viaggio!
Silvia Gingillo, Flavia Casini, Francesco Biasci e Mimmo
Belli
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